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Carducci steampunk??? Postumanesimo??? Paul Di Filippo @steamconpisa. L’intervista a Gattaiola!

Così alla fine è successo. Ho conosciuto Paul Di Filippo. Eravamo a metà degli anni Novanta del secolo scorso, quando in una libreria editori riuniti mi caddero gli occhi sulla sua Trilogia steampunk (Editrice Nord). Fu così che compresi quanto la fantascienza potesse offrire filoni e filosofie diverse (Gibson non era ancora alla mia portata ed uscivo da Asimov e Fruttero&Lucentini come era giusto per una 15enne che mangiava libri e aveva da poco abbandonato le bambole per i giochi di ruolo).

Insomma il libro di Paul portò l’ucronia nel mio immaginario, collegandosi esteticamente al tratto vittoriano che avevo più amato in quegli anni: Sherlock Holmes di Miyazaki. Un’esperienza bella e intrigante quanto la “sua” regina Victoria. E segnando un prima all’insegna della SF classica e un dopo della SF speculativa, che poi con Gibson per qualche tempo e Dick per il resto della vita diventerà per me riflessione esistenziale, filosofica e di critica politica e sociale.

Ma questa è solo la storia di un’adolescente innamorata di futuro nei lontani anni Novanta. Roba che leggere un libro o giocare di ruolo era 10.000 volte meglio che sorbirsi le fantasie altrui, il più delle volte retoriche e a buon prezzo, del cinema mainstream di quegli anni.

Torniamo a Paul! Autore steampunk, cyberpunk e postumanistico, di romanzi e racconti, critico per diverse riviste, Paul è un creativo eclettico (date un’occhiata al suo curioso sito), che fa moltissima ricerca iconografica, storica e scientifica. Fino a stasera è ospite di Steamcon, ai Vecchi Macelli a Pisa (e forse nei prossimi giorni visiterà Lucca), manifestazione che, al debutto, ha riscosso un grande apprezzamento. Proprio a Pisa, allo stand edizioni Elaria, è possibile acquistare il suo racconto appositamente scritto come omaggio alla Con: “Re del convito” (copertina di Tuono Pettinato), dedicato niente popo’ di meno che al premio Nobel Giosuè Carducci.

Carducci steampunk. Chi lo avrebbe mai immaginato? Perché lo ha scelto?
Lo spiega in questo breve video, registrato in occasione il primo giorno della manifestazione: nella mattina del 23 giugno 2017, infatti, Di Filippo ha fatto visita alla casa natale di Carducci, a Valdicastello (Pietrasanta – Lu).

“Quando sono stato invitato ho pensato di scrivere un racconto collegato con il territorio dove si svolgeva la convention. Non volevo scrivere di Byron e Shelly, ma di qualcuno che avesse una rilevanza estrema per il luogo. È così che la figura di Carducci è emersa come quella giusta. Ho scritto di lui quando era giovane, a inizio carriera letteraria, perché trovo che se guardi agli autori in questo momento, quando le cose sono ancora nebulose, puoi tirare fuori molte più potenziale di storytelling. Quando ho iniziato a cercare, è venuto fuori in modo naturale, con un po’ di fortuna e un po’ di ricerca.”

Già che c’ero, ho voluto fargli un’altra domanda. Uomo e tecnologia. Perché hai scelto il genere del post umanesimo come uno dei tuoi filoni di scrittura?

“Il post umanesimo è un movimento precedente e non una mia idea. Ha a che fare con il concetto di umanità e del suo sviluppo sino ad ora. Ora sorge la domanda su cosa diventeremo, come sarà la post-human life, e anche come la narrazione, così essenziale per la natura umana, potrebbe essa stessa cambiare. È come immaginarsi nei panni di un genio o un alieno. È difficile da fare, mettere la testa in un discendente, ma noi autori di fantascienza proviamo a fare l’impossibile e immaginare come questa futura umanità penserà, quali emozioni proverà e quali reazioni avrà ai passaggi della vita. Per come lo vedo, il post umanesimo è un modo per avere una visione di cosa accadrà alla nostra specie in un momento, questo, in cui si registra uno stacco dopo una lunghissima fase in cui non ci sono stati grandi cambiamenti. Si tratta di una riflessione utile per commettere errori, come abbiamo fatto in passato.”

@annabenelu

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