‘Nemici del popolo’: uno spaccato della società di oggi firmato Pagani e Bizzarri

‘Nemici del popolo’: uno spaccato della società di oggi firmato Pagani e Bizzarri

E’ un pugno nello stomaco, ‘Nemici del popolo’, la graphic novel di Emiliano Pagani e Vincenzo Bizzarri, edita da Tunuè.
Perché è un pugno nello stomaco? Perché, nostro malgrado, parla di noi. Di ognuno di noi, che, nel bene come nel male, riconosce tratti di sé anche se si muove in contesti diversi da quelli raccontati dalle tavole di ‘Nemici del Popolo’.

Al centro della storia, la crisi occupazionale aperta dalla decisione di una impersonale proprietà tedesca di delocalizzare la produzione di una grande fabbrica italiana, mandando ovviamente a casa gli operai di casa nostra. Una vicenda che ricorre spesso nelle cronache dei giornali e che, ultimamente, ricorda in maniera fin troppo realistica quella Gkn.

Operai che non si danno per vinti e, invece dei turni di lavoro, fanno dei turni di sciopero, ma, come ci racconta uno dei protagonisti, Annibale, ci sono molte cose diverse rispetto al passato e la mentalità degli stessi operai è cambiata.

Annibale – che andando a lavoro fa notare al figlio Fabio, operaio anche lui, come il mondo si possa dividere in due, quelli che vivono sulla Tangenziale e che, in qualche modo, sono visti come ‘benestanti’ e quelli come loro, costretti a massacranti turni di lavoro a orari che vedono gli altri dormire – non perde occasione per evidenziare le differenze con il passato. La più grande, quella che gli operai non si sentono più parte di un qualcosa di importante in quanto unito. Gli esempi non mancano: chi è dj, chi cantante, chi pittrice, chi poetessa. In realtà sono tutti operai, ma per quella che è la loro ‘immagine pubblica’, l’immagine virtuale rimandata dai social. Ed ecco che il ‘lavoro’ è un altro, apparentemente più prestigioso e spendibile in questo scorcio di Terzo Millennio.

Nel passato, no. Era diverso. L’operaio era quello che stava alla base stessa dell’economia, quello che la faceva muovere, sia con la produzione a cui lavorava, sia con gli acquisti che poteva fare. E, in questo modo, aveva sicuramente una voce più forte, quando vi era bisogno di rivendicare qualcosa.

Adesso è tutto diverso. Del resto, lo stesso figlio di Annibale, Fabio, preferisce dire di essere un calciatore, di andare a giocare a calcio, piuttosto che stare di fronte alla fabbrica a fare il picchetto.
Poi, leggendo, scopriremo che non è proprio così. Che non va a giocare a calcio. Ma questo lo vedrete pagina dopo pagina.

Di fatto, c’è un Annibale sempre più arrabbiato ed esacerbato, un Fabio sempre più distante dal padre, dalle sue idee e dai suoi atteggiamenti, ma distante anche da molte altre cose e che, come spesso accade in questi tempi, rendono il personaggio difficilmente cataloghi in una parte o nell’altra della società ma che arriviamo a veder arrivare vicinissimo a fare una rapina a danni di cinesi (che tanto i soldi li hanno), scongiurata solo per un soffio.

C’è anche un operaio-fumettista, molto molto simile a Pagani – che peraltro nella sua vita ha vissuto un’esperienza aziendale molto simile a quella raccontata nella graphic novel – e che si trova a vivere le varie contraddizioni del mondo dei fumetti, dove, comunque (e verrebbe da dire ‘anche qua’), la legge di mercato è il motore che spinge qualsiasi decisione. Tanto che la sua storia, completa, bella e che scopriamo tavola dopo tavola, in mezzo alle vicende degli operai, viene ‘bocciata’ – o meglio, rimandata per degli aggiustamenti – perché non ci sono gli zombie. Già, gli zombie hanno mercato e, quindi, devono essere messi per forza ovunque e comunque. E, in tutti i casi, la pubblicazione non potrebbe avvenire che tra un paio di anni, perché la casa editrice ha il calendario delle uscite già completo.
L’operaio-fumettista torna al presidio di fronte alla fabbrica e quando lo chiamano fumettista, dice ‘No, operaio’.

Piccoli dettagli che rendono questa storia un raffinato racconto dei nostri giorni.

Il finale, ovviamente, ve lo andate a leggere, così come scoprirete tanti rapporti umani tra i vari personaggi che qua non sono nemmeno citati e, lì, proprio in questi intrecci troverete pezzetti di persone che conoscete, persone che frequentate, situazioni che vivete e, magari, un po’ anche di voi stessi.

E’ questa la ‘magia’ di questo libro: portarci di fronte a quello che spesso ci giriamo dall’altra parte per non vedere e illuderci di vivere in un mondo tanto idilliaco quanto inesistente e virtuale, quello dei dj, dei cantanti, dei pittori, degli scrittori, tutti di facciata e basta. Quando poi la realtà è un’altra, ben diversa.

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