‘The OA’: incomprensibile, inverosimile e surreale. Ecco perché guardarla [non contiene spoiler]

‘The OA’: incomprensibile, inverosimile e surreale. Ecco perché guardarla [non contiene spoiler]

Parlare di una serie televisiva senza fare spoiler è una bella sfida, ma perché non provarci? La serie in questione è ‘The OA’, titolo di punta del canale Netflix e serie che sta facendo parlare di sé un po’ ovunque, ma che è oggettivamente difficile da raccontare, cosa, questa, che rende possibile parlarne senza spoilerare.

Resa disponibile da questo mese su Netflix, ‘The OA’ dovrebbe essere – a suo modo – un altro successo à la ‘Stranger Things’, ma non arriva di sicuro a quei livelli. Né come storia, né come realizzazione.

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Britt Marling e Zal Batmanglij

La serie nasce da un’idea dei due ideatori Brit Marling – che nella serie interpreta anche la protagonista – e Zal Batmanglij, i quali sono riusciti nell’improba missione di mantenere quanto più possibile il segreto su questa serie.

Ma il mistero aleggia su ogni puntata, sebbene siamo lontani dai nuovi confini horror disegnati da ‘Stranger Things’. Se da una parte l’idea è sicuramente buona, dall’altra la realizzazione surreale di molte parti di questa storia, fa sì che, mentre si guardano i vari ‘capitoli’ la domanda ‘perché’ sia al nostro fianco. Anche ‘perché sto guardando questa serie’.

Una particolarità che colpisce e che la dice lunga sull’originalità di questa serie: gli episodi non hanno tutti la stessa lunghezza: alcuni durano di più altri di meno, perché – come hanno spiegato Marling e Batmanglij –, è stato pensato come un libro, dove i capitoli non possono avere lo stesso numero di pagine, ma quante ne servono per dargli un senso compiuto.

Forse proprio la voglia di trovare la risposta ai ‘perché’ che durante la serie uno si pone (ripeto: su tutti quello sul perché si continui a guardare), è la motivazione più forte per passare al capitolo successivo.

brit-marling-the-eastOggettivamente si tratta di una storia ben studiata, ben sceneggiata e recitata da attori bravi. Diciamo che – da un punto di vista ‘tecnico’ – è ineccepibile. E questo è già tanto.

Ad essere meno comprensibile, invece, è la storia stessa, che a tratti diventa realmente difficile da seguire e senza un vero senso. Bisogna arrivare al finale per avere la risposta alla domanda delle domande: perché sto guardando questa serie?

In realtà, anche il finale  – molto aperto – non fornisce risposte univoche, ma ognuno si dà la risposta che ritiene più verosimile alle proprie domande.

Verosimile. Non certa.

I due autori hanno parlato della possibilità di una seconda stagione: visto il successo che ha riscosso la prima, è possibile che il network prema per questa possibilità, ma in realtà la chiusura della prima, sebbene ‘aperta’ come dicevamo, è sufficiente per dare un finale dignitoso alla  vicenda raccontata. Anzi. Forse sarebbe meglio lasciare in sospeso le questioni ancora aperte.

La serie è sicuramente consigliata a chi si voglia avventurare in un universo strano e non voglia cercare una storia lineare. Chi invece avesse trovato ‘Lost’ già molto al di là della propria capacità di comprensione, farà meglio a lasciar perdere ‘The OA’, perché le storie del gruppo di sopravvissuti al volo 815 dell’Oceanic Airlines, a confronto di questa, sono lineari e hanno un filo logico quasi banale.

 

@fedisp

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