7 maggio 2016 – Giornata nazionale Slotmob
Ecco il Manifesto di democrazia economica emesso dal Comitato nazionale Slotmob
La presenza invasiva, ossessiva e crescente dell’azzardo in Italia è un fenomeno sfuggito dalle mani di un apprendista stregone.
Come un moderno Robin Hood alla rovescia, accumula ricchezze togliendo ai più bisognosi.
Devasta il tessuto sociale delle nostre comunità, fino a divorare l’esistenza di persone e famiglie alle prese con la più grave crisi economica del dopoguerra.
Produce una cultura che mina gravemente il bene comune e il tentativo di una ripresa economica, perché infonde nelle menti dei cittadini l’idea che la ricchezza non nasce dal lavoro e dal legame solidale, ma è un regalo capriccioso della “dea fortuna”.
Non si può minimizzare il fenomeno volendo che si concentri l’attenzione solo sull’assistenza da assicurare giustamente ai cosiddetti “giocatori patologici”. In questo modo non si toccano i grandi interessi di coloro che, dal giro miliardario del casinò diffuso che è diventato il nostro Paese, traggono enormi profitti con il silenzio o la complicità della maggioranza dei politici e dei mezzi di comunicazione.
Assistiamo ad eventi sportivi, colonne portanti dei palinsesti televisivi, che sono inondati dalla cultura delle scommesse, con atleti che non si vergognano di fare propaganda all’azzardo in un ambiente dove è facile plasmare l’immaginario dei giovani fin da bambini.
Come si risponde a questa inaccettabile e vergognosa sudditanza?
Il movimento Slot Mob ha lanciato l’idea di organizzare degli eventi collettivi di cittadinanza responsabile e attiva, per premiare quei bar che nelle nostre città hanno rinunciato a slot, vlt e a tutto il resto. In soli due anni e mezzo, tante strade e piazze di oltre centoventi città italiane hanno detto un forte No all’azzardo tramite la festa, il gioco come gratuità e incontro gioioso.
Noi questa realtà la chiamiamo democrazia economica e ricerca di giustizia sociale. Con questa consapevolezza abbiamo incontrato parlamentari nazionali, membri del governo, amministratori locali per chiedergli, spesso invano, di esprimere la stessa dignità di quei cittadini che, rischiando il futuro della propria attività lavorativa, rifiutano i soldi facili dell’azzardo.
La legalizzazione introdotta in Italia ha incentivato un fenomeno invece di contenerlo, senza peraltro eliminare le mafie nel settore, con tutti i noti devastanti effetti collaterali, a cominciare dall’usura.
Non usciremo mai da questo vicolo cieco, se lo Stato continuerà a dichiararsi dipendente dai miliardi che entrano nelle sue casse dalle società dell’azzardo che colonizzano e mercificano le nostre città. È evidente l’errore di prospettiva che guida chi governa quando sottostima gravemente i costi complessivi di questo tipo di mercato.
L’erario non ci guadagna. Anzi, i proventi fiscali sull’azzardo scompaiono se mettiamo sul piatto della bilancia le tasse non percepite sui mancati consumi dei soldi persi nell’azzardo, i costi della spesa sanitaria per contrastare le dipendenze patologiche, i costi economici della caduta nel vortice dell’indebitamento.
Come ci si può fidare di uno Stato che non sa fare questi conti elementari per il bene comune?
Per questo motivo chiediamo che venga rimesso in discussione in maniera democratica, aperta, informata e trasparente, l’affidamento del settore dell’azzardo alle società commerciali, in gran parte transnazionali, che sono strutturalmente interessate a farne profitto.
Il caso italiano, con il suo triste primato in Europa, non è un destino ineluttabile. I paesaggi urbani degradati, i bar popolati di macchinette e gratta e vinci non sono affatto la normalità in moltissimi altri Paesi.
Il nostro obiettivo, attraverso le iniziative di mobilitazione collettiva dal basso, l’esercizio di azione civica degli Slot Mob e l’interlocuzione con la politica locale e nazionale, è quello di aumentare il senso e la soddisfazione di vita di tutti: genitori preoccupati per il rischio di caduta nella dipendenza dei propri figli, ragazzi che devono scoprire vie faticose ma più ricche di valore e
soddisfazione nelle loro vite, persone ai margini della società che fanno fatica a resistere alle lusinghe di quella che appare una scorciatoia immediatamente a disposizione per risolvere i problemi delle loro vite, gestori di bar che, in cambio dei soldi guadagnati, soffrono nel veder distrutte vite e relazioni nei loro esercizi e, infine, politici che rischiano di diventare dipendenti da portatori di interessi non trasparenti.
La consapevolezza dei problemi e l’impegno civico sanno rovesciare rapporti di forza che sembrano impossibili da modificare.
Lo abbiamo visto con la vittoria sulle lobby del tabacco avvenuta grazie all’impegno attivo dei medici e della società civile. Le regole vigenti della comunicazione rendono chiaro, in modo crudo e veritiero, il rischio connesso al fumo. Non può essere troppo lontano il momento in cui sarà bandita la pubblicità positiva dell’azzardo e incentivata quella negativa, togliendo, in tal modo, una pesante ipoteca alla libertà di informazione.
Abbiamo un’altra idea di stare al mondo.
Per molti la cognizione dell’azzardo, come esempio eclatante dell’oscenità del potere dei soldi sulla vita collettiva e personale, si sta rivelando una formidabile presa di coscienza della finanza casinò e dei suoi meccanismi autodistruttivi.
Siamo solo all’inizio di un cammino di libertà che invitiamo tutti a percorrere insieme.
8 giugno 2014
Riporto qui la lettera aperta promossa da Paolo Fasce ed elaborata da diversi operatori del settore, in cui si fa presente che il termine “ludopatia” non mette a fuoco la reale criticità della patologia, e rischia di creare un misunderstanding di base sul gioco. L’ho firmata anche io e la riporto qui nella sua, importante, interezza.
Lettera aperta di ludologi, giocologi, educatori, animatori ludici, autori ed editori di giochi sani.
Da tempo, nel nostro paese, si confondono concetti che hanno bisogno di parole nuove: succede in tutti i campi, ma noi ci occupiamo di giochi e da qui vogliamo partire. Perché le parole sono importanti e, quando cambiamo le parole, cambiamo la nostra percezione del mondo.
In Italia, gioco e gioco d´azzardo, pur essendo due cose molto diverse, spesso risultano indistinti.
Nel mondo anglosassone il concetto di “giocatore” si articola in “gambler” (quello che gioca d´azzardo) e “player” (quello che gioca i giochi o, anche, suona gli strumenti musicali). Gli appassionati di giochi in scatola si chiamano “gamer”.
Nel nostro paese, la dizione formale “gioco di azzardo patologico” si è trasformata nel più sintetico “ludopatia”, coerentemente con uno slittamento dal termine “gioco d´azzardo” al semplice “gioco”, favorito da chi, col gioco d´azzardo, lavora. Pensiamo sia importante, anche nel linguaggio che usiamo tutti i giorni, mantenere la distinzione e
proponiamo di adottare il termine “azzardopatia”.
Riteniamo che l´uso del vocabolo “ludopatia” possa essere addirittura dannoso, camuffando il “gioco di azzardo patologico” dietro un termine emotivamente accettabile.
Riteniamo che l´uso della parola “azzardopatia”, parimenti sintetico e pratico, sia più corretto e la sua diffusione ancora possibile.
Come? Usando questa parola sui giornali, quando si parla di questa emergenza sociale; usandola nelle leggi e nelle delibere, accanto al termine tecnico “gioco di azzardo patologico”; adoperandola nelle campagne sociali; sostituendo, in sintesi, la parola “ludopatia”.
Perché? Perché la parola “ludus” ha un significato più ampio e nobile che si connota entro un´accezione più ricca e piena del concetto di gioco.
Recentemente Spartaco Albertarelli, noto autore di giochi, ha definito il gioco, non quello d´azzardo, come segue: “Il gioco è lo strumento che consente agli essere umani di interagire direttamente con il proprio immaginario, attraverso un sistema di regole che chiedono di essere rispettate”. Niente di tutto questo sta nelle pratiche patologiche di chi non riesce a smettere di giocare alle videolottery, alle slot machine, al gioco d´azzardo on line.
Nel 2009 è nato il progetto “Fate il nostro gioco”, una campagna d´informazione matematica sul gioco d´azzardo (www.fateilnostrogioco.it).
Nel 2012 ALI per Giocare (www.alipergiocare.org) ha lanciato una campagna, “Mi azzardo a dirlo”, con lo scopo di sollecitare l´aggiunta della specificazione “d´azzardo” alla parola gioco, laddove si parli di “giochi pubblici con vincite in denaro”. Nell´ottobre del 2012 l´ASL 3 di Genova ha pubblicato un documento dal titolo molto significativo: “L´azzardo? non è un gioco!”. All´inizio del 2013 il Coordinamento Genitori Democratici (www.genitoridemocratici.it) ha lanciato una campagna contro il gioco d´azzardo e la sua pubblicità, in particolare quella televisiva nelle fasce orarie protette. Nello scorso mese di novembre l´Arciragazzi ha organizzato il convegno “Il gioco non vale la candela” (http://www.arciragazzi.org/online/?p=394). Siti web sono nati per segnalare gli esercizi commerciali senza slot (www.senzaslot.it).
Moltissime, fortunatamente, sono le iniziative di sensibilizzazione al tema che trascuriamo di citare.
Siamo convinti che un nuovo proibizionismo farebbe senz´altro danno e, con la presente, non intendiamo disconoscere il fatto che anche il mondo del gioco d´azzardo è variegato e ha punte di interesse culturale
legittimo (si pensi, ad esempio, al poker sportivo) come ampie aree che lo sono molto meno (si pensi alle slot machine dietro l´angolo). Queste ultime sono la vera emergenza nazionale giacché, apprendiamo dai giornali, una buona fetta sono ancora in mano alla criminalità organizzata e sono anche forti e ben organizzate le lobby che operano a loro tutela.
La stragrande maggioranza delle azzardopatie è legata alle slot machine.
A noi, tuttavia, molto più modestamente interessa distinguere a livello macroscopico, come fanno altre lingue, il gioco sano, che chiamiamo semplicemente gioco, dal gioco d´azzardo. Crediamo che l´uso del termine “azzardopatia” contribuisca a questo scopo.
Mauro Adorna, Spartaco Albertarelli, Enzo Bartolini, Anna Benedetto, Luca S. G. Betti, Luca Borsa, Marco Carli Ballola, Gianfranco Buccoliero, Raffaele Cadamuro, Daniela Capitanucci, Tino Cappelleri, Andrea Castellani, Stefano Castelli, Mario Catarisano, Luca Cerrato, Dario
Cherubino, Pietro Cremona, Massimiliano Cuccia, Alessandro de Lachenal, Tullio De Scordilli, Dario De Toffoli, Antonio Di Pietro, Marco Donadoni, Paolo Fasce, Anna Fava, Gianfranco Fioretta, Marco Fornasir, Giovanni Galanti, Renato Genovese, Nicla Iacovino, Andrea Ligabue, Antonello Lotronto, Giovanni Lumini, Piermaria Maraziti, Stefano Mondini, Paolo Mori, Paolo Munini, Andrea Nini, Tomas Paladin, Fabrizio Paoli, Ennio Peres, Angelo Porazzi, Claudio Procopio, Lorenzo Sartori, Anna Scovenna, Giacomo Sottocasa, Paola Rizzi, Marina Santinelli, Franco Sarcinelli, Beniamino Sidoti, Alberto Tavazzi, Lorenzo Trenti, Mirella Vicini, Emanuele Vietina, Andrea Vigiak, Luca Volpino, Giorgio Weiss, Elvira Zaccagnino, Dario Zaccariotto.