17 Nov 2014 Lucca Comics and Games: non ci sono paragoni
Ma che cosa è Lucca Comics and Games oggi? Seguendo i vari dibattiti su social network e blog post-Lucca, mi sono resa conto che molte delle persone che da anni la seguono e vi partecipano, continuano a definirla, in modo più o meno cosciente, una fiera “di settore”.
Comparandola, tra l’altro, con altre fiere come il San Diego Comic Con International (130mila visitatori, numero chiuso), o il New York Comic Con (150mila visitatori), o l’Internationale Spieltage Spiel di Essen, che si occupa solo di giochi da tavolo (150mila visitatori). Mentre il festival di Lucca, nei suoi comunicati ufficiali, si paragona al Comiket per numero di visitatori: 550mila a Tokio (una città di oltre 13milioni di abitanti) per due volte l’anno, 400mila.
Trovo che due siano i limiti di queste comparazioni.
Il primo è di tipologia: da tempo Lucca (che peraltro è la più longeva tra le manifestazioni citate) è diventata qualcosa di molto più di una fiera di settore. Intanto, perché dovremmo definirla fiera “di settori”, per l’importanza in metri quadri e come termine di riferimento commerciale per gli operatori dei mercati delle sezioni tematiche (giochi, fumetti, Japan, editoria per bambini, movie, music). Non per niente, da anni l’organizzazione stessa la definisce “Festival” tout-court.
Poi perché la parte commerciale è affiancata da quella, altrettanto importante, culturale. Quest’ultima ha un peso determinante in termini attrattivi, dovuto alla capacità di presentare al pubblico un insieme di proposte culturali interconnesse, facendone un solo grande evento culturale (“cross mediale”, come direbbe Emanuele Vietina).
Questa è la forza di Lucca Comics and Games, l’intuizione che i vertici culturali della manifestazione hanno avuto qualche anno fa, ed è questo che ha portato a Lucca 400mila persone: una cifra “imbarazzante” se pensiamo che la città di Lucca ha 90mila abitanti. Una città temporanea che Frank Mentzer, uno dei guest of Honour di quest’anno, ha paragonato a Woodstock.
È come se per 4 giorni all’anno la città si trasformasse in un gigante di 4 volte più grande, colorato, divertente, ingombrante, che mangia 4 volte tanto e produce 4 volte tanti rifiuti, per poi tornare “normale”.
La pozione che determina questa trasformazione, che crea questa “Temporary Lucca”, ha una formula neanche tanto segreta, ma sicuramente con ingredienti difficili da trovare e da copiare, perché in parte è costituita dalle menti, dalla creatività e dal lavoro degli organizzatori, in parte dalla collaborazione della città (anche se qualcuno sbuffa, è una minoranza numerica decisamente residuale), in parte da un pubblico che conosce e pratica il piacere della convivenza civile ed educata, ed infine dall’ingrediente “Lucca”, che non può avere uguali.
Ecco perché Lucca (il festival)… è unica. E non ci sono paragoni che tengano.
@annabenelu
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Posted at 14:05h, 19 Novembre[…] precedenti articoli ho parlato della difficoltà di trovare un termine di paragone adeguato per un festival come LC&G, e di come si sia attestato in questi ultimi anni come il più affollato evento culturale […]
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