14 Gen 2015 #Bigeyes: c’è molto più del vecchio buon #Burton di quanto non sembri a prima vista! La recensione del Poggi! ^_^
Pensando di fare cosa gradita (si dice così, no? >^_-<) ho invitato Massimiliano Poggi, amico e grande appassionato di cinema e animazione, oltre che di comics e cosplay, oltre che interprete magistrale di Jareth Re di Goblin e anche delle canzoncine di Lucca Comics & Games, a condividere su Gattaiola le sue impressioni anime-cinematografiche, sempre molto fresche e puntuali.
Ecco cosa pensa di BIG EYES (Tim Burton – 2014)…
Buona lettura! >^_^<
Ogni vero artista sviluppa un proprio stile grazie ad esperienze di vita ed emozioni soggettive che permettono di maturare una visione personalizzata di ciò che ci circonda. Tentare di fare qualcosa di diverso, significa allontanarsi dai nostri sentimenti e mentire a noi stessi.
Così come Margareth Ulbrich tenta di inventare un nuovo stile pittorico dopo essere stata costretta a mettere la sua arte a servizio delle mire lucrative del marito Walter Keane,
Tim Burton decide di raccontare la sua storia in modo classico, quasi accademico, mantenendo le sue enormi capacità narrative ma abbandonando tutte le caratteristiche del suo cinema visionario che lo hanno reso unico. Il risultato appare un po’ freddo, impersonale, e decisamente “normale”, almeno per tutto il primo tempo, fino a quando il suo progetto comincia a sgretolarsi, esattamente come quello di Keane, fallendo in uno scivolone rivelatore che lo smaschera in modo definitivo.
Burton infatti si riconferma un grande direttore degli attori, rendendo bravissima la protagonista Amy Adams (faccia di legno ne “L’Uomo d’Acciaio”) e magistrale il saltimbanco Christoph Waltz (fuoriclasse in “Bastardi senza gloria”), ma il personaggio di Walter Keane stona (volutamente) con il realismo degli altri protagonisti.
Più passano i minuti, più la sua caratterizzazione diventa naif, fino alla divertentissima performance finale dove Burton dimentica i buoni propositi e cede ai suoi istinti, sviscerando un personaggio altamente grottesco in una situazione al limite del demenziale, in pieno stile burtoniano.
Big Eyes è una storia di menzogne che portano a frustrazioni e ulteriori menzogne. Un racconto sul significato della parola arte e sulle diverse capacità e sensibilità degli esseri umani. Un quadro dove sotto il primo strato possiamo trovare molto più Burton di quanto appare in superficie.
Massimiliano Poggi
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