09 Nov 2016 @BrandSanderson a #Luccacg16: ‘Creo mondi complicati perché quelli semplici sono noiosi’
«Creo mondi complicati, perché secondo me diversamente il lettore si annoia»: non ha dubbi Brandon Sanderson, che con i suoi libri ha dato vita al Cosmoverso, scrivere in maniera semplificata non è certamente una strada percorribile. Non per lui, almeno.
Ospite di punta di Lucca Comics & Games 2016, il ‘padre‘ di Mistborn è stato protagonista di uno dei più interessanti incontri di questa edizione, che si è svolto al Padiglione Carducci e ha visto come interlocutore d’eccezione un altro scrittore, Pierdomenico Baccalario.
Classe 1975, Sanderson rappresenta una delle penne fantasy più importanti nel panorama internazionale: una fama non semplice da portare con sé. Alla morte di Robert Jordan, l’autore della saga La ruota del tempo, la moglie Harriet decise di affidare a Sanderson gli appunti del marito affinché terminasse la saga: una scelta non da poco, considerando da una parte la giovane età dello scrittore e dall’altra la responsabilità di finire una saga di successo, dopo la morte del suo autore. Una sfida, dunque, per Sanderson che comunque l’ha egregiamente vinta.
Da allora ha pubblicato ben 27 libri e ha ridisegnato in qualche misura il rapporto con la magia, anche grazie alle ‘Tre leggi di Sanderson sulla magia‘.
Baccalario è partito nella sua chiacchierata da una domanda molto semplice, ma anche tremendamente difficile: quale libro consiglierebbe l’autore per avvicinarsi al suo mondo letterario.
«Penso Mistborn sia rappresentativo – ha dichiarato Sanderson – ma sostanzialmente penso che i libri siano come le scarpe o come le giacche: non tutti hanno gli stessi gusti e non tutti amano lo stesso colore, quindi preferisco sapere prima i gusti di una persona e poi dare consigli di questo genere».
Racconta poi di un suo piccolo vezzo, un’abitudine che ha da sempre: quando si trova in un aeroporto entra nei bookshop e, se ci sono i suoi libri, li firma. Si tratta di un modo per lasciare dei piccoli tesori nascosti e inaspettati che dona in questo modo ai suoi fans. Una volta è stato ‘scoperto’ dal commesso che gli ha chiesto cosa facesse e, una volta riconosciuto, gli ha chiesto cosa scrivesse. Immediatamente Sanderson ha consigliato al commesso di leggere il suo libro, ma questo gli ha risposto che preferiva la fantascienza al fantasy. «E’ stato cosi che gli ho consigliato i libri di quello che considero la mia ‘nemesi malvagia’, John Scalzi, il quale, non appena l’ha saputo, si è stupito della segnalazione e ancora me lo ricorda».
A Sanderson piace lavorare a libri su argomenti diversi, perché «quando lavori troppo tempo sullo stesso mondo, sullo stesso soggetto, finisci se addirittura per odiarlo. E’ in quel momento che scatta la voglia di roba diversa».
Quello che sicuramente non si può imputare a Sanderson è la gelosia nei confronti dei suoi libri: «Trovo che sarebbe grandioso – ha detto – se i miei lettori, leggendo i libri si creassero dei personaggi loro da inserire nella storia. Penso che i miei romanzi non siano completi finché non vengono finiti con la fantasia del lettore. Questo è il motivo per il quale non mi importa se chiamando un personaggio sbagliate – dice rivolgendosi al pubblico – la pronuncia: quel personaggio vive così come lo fate vivere voi, con il nome che voi gli date e non importa come lo pronunciate».
Ad affascinare Sanderson è quel periodo in cui la superstizione stava lasciando il posto alla scienza: «E’ stato un processo lento che ha visto comunque persone di scienza continuare a coltivare anche la magia. Pensiamo a Newton: era un grande scienziato, ma anche un alchimista. In questo periodo, nascono nuovi rami della fisica e questo mi permette di poter mettere assieme fantastico e scienza e trovo tutto questo meraviglioso, anche perché mi piace creare un’aspettativa per poi capovolgerla completamente».
Alla fine, non può, ovviamente, mancare la domanda sul futuro ‘di celluloide’ dei suoi romanzi: «Hollywood ha tempi molto lunghi: mi piacerebbe molto che i miei libri diventassero un film e ho firmato un contratto per i diritti, ma questo non significa ancora niente. La strada perché diventino film è ancora molto lunga».
@fedisp
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