01 Nov 2019 Emil Ferris: la mia cosa preferita sono i mostri. I peggiori sono coloro che pensano di non esserlo.
di Alessandra Trabucchi
Accade, anche solo per curiosità, di andare al Festival Lucca Comics and Games. Un po’ in punta di piedi, timidamente, mentre gironzolavo per le sale delle mostre a Palazzo Ducale ho incontrato l’arte: quella di Emil Ferris.
E’ stato un colpo di fulmine. Sono riuscita a partecipare all’incontro con l’artista che si è svolto al Teatro del Giglio ieri pomeriggio (31 ottobre 2019).
Emil Ferris è arrivata puntuale, in abiti da strega, con un gran cappello nero a punta e un mantello, sostenuta dal un sinuoso bastone.
Scopro che è americana e che nel 2018 ha ricevuto il premio Gran Guinigi come miglior graphic novel per l’opera “La mia cosa preferita sono i mostri”.
L’incontro si è svolto in forma di intervista, mentre Emil disegna Medusa ispirata alla celeberrima Gorgone di Caravaggio. Utilizza delle penne biro normalissime, blu, rosso e nero, con queste lavora il disegno con un tratteggio fitto che rende più definiti i particolari dei volti.
L’intervista inizia con la sua infanzia. Anche lei fa parte dei molti artisti che hanno trascorso l’infanzia afflitti da una malattia che non ha permesso loro di muoversi. Non poteva camminare, così a sedici mesi – sì, ha detto proprio questo- ha cominciato a disegnare per conoscere e raggiungere ciò che non poteva avvicinare di persona.
Armata di forbici ha cominciato a ritagliare fumetti e forme che incollava, riempiendo gli spazi vuoti con altri disegni. A dieci anni, durante un anno trascorso a letto, tra le crepe del soffitto ha cominciato a vedere delle forme che sono diventate i suoi primi fumetti.
Emil è cresciuta a Chicago, i genitori erano artisti e nel tempo trascorso senza andare a scuola ha visitato molti musei. Ci dice che la malattia ha permesso al suo senso artistico di svilupparsi e diventare il mezzo per “toccare” le cose e la realtà.
Comincia a lavorare con il padre nel settore della progettazione dei giocattoli, per poi ottenere nel 2010 la Fellowschip Toby Devan Lewis per le arti visive.
Emil non guarda la televisione, infatti ci spiega che la TV sparge paura, questa paura unisce coloro che la provano.
I mostri siamo noi, in ognuno abita un mostro, ma i peggiori sono coloro che pensano di non esserlo.
Per questo mi fa venire in mente che anche la fotografa Diane Arbus aveva lo stesso interesse per i mostri e le deformazioni che sono stati protagonisti assoluti dei suoi scatti negli anni Sessanta.
Mentre risponde alle domande, continua a disegnare la sua Gorgone proiettata sullo schermo, possiamo vederne i dettagli del disegno. Oramai è passata più di un’ora, ma sembra che sia da poco iniziato il suo racconto, il disegno non è finito, non farà in tempo a terminarlo con noi, ma ci vuole davvero trasmettere l’importanza dell’energia artistica, ci dice che solo l’azione creativa può guarire il mondo. Con questo messaggio ci ha salutati, lasciandoci la sensazione che la mostruosità sia un animale benigno che può interagire con le parti più interessanti dell’anima, ma solo se sapremo trasmettere amore, senza farci travolgere dalle paure.
dove e quando
Lucca Comics and Games 2019
Palazzo Ducale – Piazza Napoleone
Fino al 3 novembre, venerdì ore 15.00-19.00, sabato e domenica ore 10.00-13.00 e 15.00-19.00.
Ingresso gratuito.
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