01 Nov 2021 Carlo Lucarelli e Barbara Baraldi tracciano un percorso dalla fiaba al thriller per ‘allenarsi alla paura’
Chi ha paura del lupo cattivo? Potrebbe essere questa la domanda a cui si è cercato di dare una risposta all’auditorium della Banca del Monte, con due ospiti che di ‘paura’ se ne intendono: Carlo Lucarelli e Barbara Baraldi.
Nel giorno di Halloween non poteva mancare l’appuntamento con l’orrore e, infatti, nonostante il sole alto nel cielo – erano le 2 e mezza – all’interno dell’auditorium si respirava un’atmosfera tutt’altro che solare durante l’incontro che aveva come tema ‘Dalla fiaba al thriller: come raccontare l’orrore’.
Come scegliere un tema migliore? Già perché le fiabe sono fatte per essere rassicuranti fughe dalla realtà per i bambini.
Rassicuranti si fa per dire.
Anche gli animali, non sempre nelle fiabe hanno un ruolo ‘rassicurante’ e non occorre certo andare a scomodare il lupo di Cappuccetto Rosso per avere un esempio. Le favole hanno un vastissimo campionario di questo genere di personaggi apparentemente innocui, ma tutt’altro che tali.
«In effetti non è mai l’animale feroce per antonomasia che fa paura – spiega Carlo Lucarelli – è ovvio aver paura di un leone. E’ il cane quello che ci fa più paura, perché è apparentemente un animale ‘amico’, ma alla fine, proprio in quanto animale, non sai mai cosa pensi realmente e, quindi, ti si apre un mondo infinito di possibilità, anche in negativo».
Per Lucarelli, infatti, gli animali «sono strani soggetti proprio perché non sai cosa pensano. Siamo noi che attribuiamo loro un pensiero e, forse per istinto di conservazione, spesso questo è negativo. Per questo si fa presto a far paura con gli animali».
L’animale più ‘votato’ tra quelli spaventosi è – giustamente – il ragno. Barbara Baraldi ha recentemente pubblicato un libro, ‘La stagione dei ragni’ che prende spunto da una spiegazione che ebbe durante un suo viaggio in nord Europa, dove trovò un ponte pieno di ragni. Quando chiese come mai fosse così pieno di aracnidi, le fu detto che ‘erano arrivati con il vento tanto tempo fa e non sono più andati via’. Ecco, da questo ‘arrivo’ sicuramente non ordinario, prende il via il romanzo della Baraldi.
Ma anche Lucarelli ha un suo trascorso con i ragni: racconta, infatti, che da adolescente iniziò ad avere paura dei ragni. Gli facevano paura quelli con le zampe lunghe e poteva non entrare in una stanza se c’era uno di quegli esseri. Poi, così come era venuta, quell’aracnofobia se n’è andata per essere sostituita da un’insana quanto inspiegabile paura dei granchi: «Quando ordino la pasta allo scoglio – dice ridendo – può essere molto imbarazzante se sopra ci mettono un bel granchio. Devo chiamare il cameriere affinché lo tolga».
Baraldi, invece, racconta che la sua più grande paura non è legata a un animale, ma alle bambole, a causa di una bambola antica che stava a casa di sua nonna. «Quando andavo a casa di nonna, c’era questa stanza – racconta – molto scura, quasi gotica e sul letto troneggiava una bambola di quelle antiche che muovono gli occhi e hanno i capelli veri. Quando dovevo fare il riposino pomeridiano, lo dovevo fare in quella stanza lì, di cui peraltro mia nonna era molto fiera perché era stata riconosciuta come unica, e la bambola veniva messa su una sedia a dondolo. Mi ricordo che per interi pomeriggi stavo immobile, facendo finta di dormire e, invece, osservavo se la bambola si muovesse, perché ero convinta che mi volesse uccidere».
La paura, insomma, ha molte forme ma sia Lucarelli che Baraldi sono d’accordo su una cosa: non è un qualcosa di negativo.
Se legata a un libro, è quello che lo rende interessante, poiché ti crea forti emozioni che ti portano a ‘vivere’ intensamente il racconto e, questo, alla fine piace un po’ a tutti. «E’ un ottimo modo – commenta Lucarelli – per conoscere meglio la realtà che ci circonda, pur senza leggere saggi che ai più possono sembrare troppo noiosi per iniziarne la lettura».
Dello stesso parere è anche Barbara Baraldi che, però, aggiunge: «La paura è quella che ti fa sopravvivere dall’alba dell’umanità: forse per questo amo quello che dice Stephen King e, cioè, che bisogna allenarsi alla paura. Libri, film, fiabe sono ottime palestre in effetti».
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