04 Nov 2023 Dal Giappone a Oscar Wilde, passando per Leonardo Da Vinci: l’arte di Benjamin Lacombe
E’ appassionato del Giappone, delle sue tradizioni, delle sue leggende e ne ha fatto buona parte del suo lavoro. Benjamin Lacombe si racconta e parla a lungo della sua arte e dei suoi ‘amori’, primo su tutto proprio quello per il Paese del Sol Levante.
«E’ tutt’altro che strano – dice – in effetti sono nato e cresciuto negli Anni Ottanta in Francia, dove i cartoni e fumetti giapponesi stavano prendendo sempre più spazio. Soprattutto i cartoni animati erano molto diffusi e questo ha influito non poco sulla mia formazione. Dal guardare i cartoons da piccolo è nata la curiosità di conoscere meglio quel Paese, la sua storia, il suo folklore e le sue leggende e così ho studiato e approfondito molto in questo senso».
Ma giustamente non c’è solo il Giappone nel suo immaginario: «Assolutamente no. Mi piace moltissimo l’età vittoriana inglese, come dimostra anche il mio libro su ‘Alice nel paese delle Meraviglie’, poi mi piace molto l’Italia, anzi devo dire che molti dei miei autori preferiti sono proprio italiani: sono sempre molto ispirato da Leonardo Da Vinci, ancor più che dalla sua arte, per come ha saputo raccontare la vita. E, poi, ovviamente, la Francia dove sono nato e cresciuto e che ha sempre una grande influenza. Ma mi piacciono molto anche la natura e le piante e queste non hanno una nazionalità. Sono però essenziali nella mia opera».
«Scegliendomi da solo i soggetti su cui lavorare – dice – trovo molti spunti in questi Paesi. Ad esempio, il mio prossimo lavoro sarà ‘Il ritratto di Dorian Grey’, che ci riporta a quell’Inghilterra che amo. Ho trovato molto interessante il background storico di questo romanzo, cosa che non viene spesso colta nella sua lettura: è un po’ come se ci fosse una storia dentro la storia, cioè quella dello stesso autore Oscar Wilde. Per realizzare questo nuovo libro, ho lavorato con un discendente di Oscar Wilde che si chiama, però, Holland: questo cambio di nome è stato necessario al tempo per poter vivere senza problemi in quell’Inghilterra che aveva condannato Oscar Wilde per omosessualità e la sua famiglia, già da allora, ne prese le distanze, fino a cambiar nome».
I colori hanno un’importanza tutta particolare per Lacombe: «Le mie immagini non devono illustrare il testo – spiega – devono illustrare le emozioni che io ho provato leggendo quelle pagine. Non serve che le mie illustrazioni riflettano il testo, poiché questo di fatto non serve. Invece, se riesco a trasmettere le emozioni che ho provato, significa che sono riuscito nel mio intento, perché sono convinto che un buon libro debba suscitare emozione».
E rassicura che non tutti i suoi disegni sono cupi come alcuni in effetti sono: «Dipende dal tema che trattano – dice ridendo – certamente se parlo di fantasmi non possono che essere disegni cupi anche perché si parla di spiriti che non possono lasciare questa terra a causa di un trauma, qualcosa di grave e di pesante, non certo perché non piace loro il colore rosa. Per questo, ad esempio, il libro sulle donne samurai ha come colori dominanti il rosso, che rappresenta sicuramente il sangue e il viola, colore che nella tradizione giapponese è ambiguo e si addice bene a queste figure di donne che, in realtà, non hanno una collocazione chiara nella società».
Parlando del processo creativo, racconta di lavorare spesso e volentieri con le stesse persone, in quanto sa già di condividere con loro universi mentali: «Lavorare con gente nuova – dice – è un azzardo: a volte funziona, a volte proprio no. Per questo preferisco collaborare con le persone di sempre».
Come diceva, sceglie da solo i soggetti che illustrerà: «Quando scelgo un libro – spiega – lo faccio cercando di comprendere l’autore. Se questo è vivente è certamente facile, perché ci parlo e posso così entrare in contatto con il suo mondo. Se, invece, è un autore classico, morto da secoli, cerco di ‘parlarci’ attraverso quello che ha lasciato. Scavo, studio, leggo i diari, i carteggi e cerco di capire cosa avesse voluto trasmettere con il libro che illustrerò, per poter dare vita a immagini vicine al suo modo di pensare e di essere».
Se il mondo della letteratura ha una parte importante nella sua vita artistica, anche il cinema non è da meno: tra i registi che ama cita Tim Burton, Guillermo Del Toro, Pedro Almodovar – del quale ama soprattutto il senso delle inquadrature e l’uso del colore – Wes Anderson e, come punti di riferimento sempre presenti soprattutto per quanto riguarda le inquadrature, Orson Welles e Alfred Hitchcock.
Ma ha un sogno nel cassetto: un libro che sogna di illustrare? «Certo che c’è, ma non te lo dico», risponde ridendo a una gatta troppo curiosa, però aggiunge «Vorrei realizzare un libro che ha la stessa potenza de ‘Nel paese dei mostri selvaggi’ di Senak: un libro brevissimo che tutti i bambini di questa (ma probabilmente anche delle prossime) generazione hanno letto e che, quando è stato portato sul grande schermo ci si è accorti di quanto sia ricco, tanto che c’è voluto un film di oltre 2 ore».
E, infine, per chiudere, la chicca: il prossimo libro sarà ‘Beauty & the Beast’: «Ho dovuto scavare molto per questo libro, perché pur essendo un classico, ne esistono varie versioni e, questo ti permette di fare dei cambiamenti. Mi è piaciuto molto approfondire la storia che sta a monte della favola e, cioè, la storia vera della famiglia Gonzalvos: questo uomo era affetto da ipertricotia, cioè era coperto di peli sostanzialmente, come la Bestia della favola. Il re di Spagna lo fece andare a corte e lo fece sposare a una bellissima donna, per vedere come sarebbero stati i figli di quest’uomo. Insomma, fece una sorta di esperimento, trattandolo come un freak».
E fa vedere alcuni schizzi, proprio ai primissimi abbozzi, perché, mentre si apprende che odia disegnare veicoli moderni e astronavi, «I momenti che preferisco del processo creativo sono due: il primo momento quando faccio il bozzetto e quello finale quando posso aggiungere dettagli su dettagli. E, in tutti e due i casi, non ho mai il tempo per potermi dedicare a questi due momenti».
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