‘Da che parte stai?’ Piero Grasso, Emiliano Pagani, Alessio Pasquini e Loris De Marco raccontano la graphic novel sulla vita del procuratore antimafia

‘Da che parte stai?’ Piero Grasso, Emiliano Pagani, Alessio Pasquini e Loris De Marco raccontano la graphic novel sulla vita del procuratore antimafia

Una storia al servizio di un messaggio. Una storia per cambiare l’immaginario collettivo sulla mafia e la criminalità organizzata in generale. Questo, in sintesi, quello che è il senso di «Da che parte stai? – Tutti siamo chiamati a scegliere», la graphic novel pubblicata da Tunué e basata sulla storia di Pietro Grasso, procuratore di Palermo, procuratore nazionale antimafia, Presidente del Senato, ma, in questo caso, soprattutto padre e marito, sceneggiata da Emiliano Pagani, con i suggerimenti di Alessio Pasquini e illustrata di Loris De Marco.

Una sceneggiatura che ha puntato proprio sull’umanità dei protagonisti, per raccontare una storia. Perché si comprenda come dietro ai fatti di cronaca «non ci sono dei supereroi, ma delle persone normali che hanno fatto delle scelte ben precise: confrontandomi con Alessio – dice Pagani – ci siamo trovati subito d’accordo nel raccontare una storia, perché un messaggio si manda raccontando una storia». E ribadisce: «La storia di Peppino Impastato prima del film ‘I cento passi’ non la conosceva quasi nessuno, dopo il film, invece, è nota a tutti, a dimostrazione che per cambiare la mentalità della gente servono delle storie».

Da parte sua, Piero Grasso sottolinea: «Mi sono fidato completamente e ne è nato un grande lavoro di squadra, un lavoro corale, nel quale ognuno di noi ha dato il suo contributo».

Per Loris De Marco, questa graphic novel «è stata una sfida: arrivato dal fumetto per ragazzi che è molto diverso. La sfida è stata anche quella di trovare un codice che andasse bene per rendere umano il racconto, prima ancora che storico». E racconta che un’altra difficoltà incontrata è stata quella di rendere i personaggi nei diversi momenti della loro vita: «questo, però, mi ha permesso di sperimentare con i colori e usare questo modo per identificare i diversi tempi del racconto».

Ma perché la scelta di far raccontare la storia a un ragazzo, il figlio di Piero Grasso? «Penso – dice l’ex procuratore nazionale antimafia – che oggi più che mai dobbiamo rivolgerci ai ragazzi e alle ragazze per avere dei veri risultati nella lotta alla criminalità organizzata e ho pensato che la mia storia raccontata da un loro coetaneo, che vive i fatti della vita con la loro stessa intensità, fosse la strada giusta per arrivare a loro con il nostro messaggio. Il modo di sentire, di reagire è lo stesso: lo avrebbero capito meglio che non un racconto dal punto di vista di un adulto».

E’ così che la graphic novel racconta la storia di Piero Grasso attraverso gli occhi del figlio: «Fino al maxiprocesso antimafia – ricorda Grasso – avevo condiviso moltissimo con mio figlio: giocavamo a calcio, a ping pong e facevamo quasi tutto insieme. Poi, improvvisamente, sono uscito dalla sua vita e questo non è stato capito da mio figlio. Anzi, ha generato un forte rancore nei confronti del mio stesso lavoro in lui, perché nel suo sentire, gli aveva tolto il padre. Poi ci fu l’attentato di Capaci, dove perse la vita Giovanni Falcone e la mafia gli portò via Giovanni che era spesso a casa nostra, che giocava con lui e che lo teneva spesso sulle ginocchia. Questo segnò una svolta: improvvisamente mio figlio comprese quello che stavo facendo. E questo che crea quel fil rouge del titolo del libro: fare una scelta. La scelta della legalità. Una scelta che si fa ogni giorno e che ha portato mio figlio ad entrare in polizia».

E racconta che il figlio, come poliziotto, ha avuto l’incarico di scortare Brusca: quel Brusca che aveva progettato di rapirlo. Quel Brusca che aveva progettato di far saltare in aria il padre e la madre nei primi Anni Novanta. E lo ha fatto in nome della scelta di vita nella legalità «che deve contraddistinguere oggi la vita dei cittadini, per sconfiggere quel fenomeno che continua a condizionare la vita del nostro Paese anche oggi».

E conclude l’incontro con il pubblico di Lucca Comics & Games con una battuta, rispondendo a una domanda del moderatore dell’incontro, Riccardo Corbò su come si sentisse ad essere un personaggio ‘a fumetti’: «Oggi, girando per Lucca, ho incontrato molti ragazzi e molte ragazze vestiti come i loro personaggi preferiti. Mi sono sentito un po’ come loro, solo che io sono quello vero» e si conclude così, con una risata, uno degli incontri sicuramente più intensi di questa edizione di Lucca Comics & Games.

No Comments

Post A Comment