Michel Gondry e la sua giornata lucchese, tra creatività e nuovo film

Michel Gondry e la sua giornata lucchese, tra creatività e nuovo film

E’ stata densa di impegni la giornata lucchese del regista Premio Oscar Michel Gondry, protagonista dell’inaugurazione della 57esima edizione di Lucca Comics & Games.

La prima uscita ufficiale, infatti, è stata proprio alla cerimonia di inaugurazione al Teatro del Giglio, dove, dopo le autorità e i loro saluti alla manifestazione, è salito sul palco per una (breve) chiacchierata con il direttore Emanuele Vietina.

Gondry ha parlato con Vietina di libertà e di creatività, introducendo, in questo modo, il suo nuovo film che esce proprio oggi nelle sale cinematografiche ‘Il libro delle soluzioni’. «Il vero blocco della creatività deriva da noi stessi. Siamo noi che ci blocchiamo spesso perché ascoltiamo troppo gli altri», ha spiegato. Ha anche aggiunto che, una volta avuta un’idea da sviluppare, sarebbe preferibile ascoltare gli altri solo in un secondo momento, in modo da poter sviluppare quello che si è ipotizzato in maniera del tutto autonoma, senza perdersi in direzioni che non sono la nostra, ma che derivano solo dai suggerimenti degli altri.

Eppure «la creatività è qualcosa che permette di lavorare tutti insieme anche se non ci si conosce». Il lavoro collettivo, quindi, esiste, ma non può essere il primo passo di un progetto: «Il regista – dice Gondry – deve essere sempre preparato e deve avere un’idea solida fin dall’inizio. Anche se spesso mi accade di avere dei dubbi su quello che penso o faccio, quando arrivo a confrontarmi con gli altri, devo sempre avere un’idea solida su cui basarmi».

Di creatività ha parlato anche nel pomeriggio, quando ha tenuto una masterclass al Cinema Astra (invero ben lontano dal sold out annunciato) e che ha come punto centrale il nuovo film ‘Il libro delle soluzioni’, che racconta le vicende del regista Marc, il quale, dopo un film di grandissimo successo, ha non poche difficoltà a girare il secondo film.

Intervistato da Marco Castagna, Gondry conferma che c’è molto di lui nel personaggio principale della pellicola. «Ho passato un momento molto difficile e nel film ho messo molti ricordi di quel periodo, ma ho cercato di ricordarmelo e di proporre con maggior umorismo quello che è stato un periodo molto doloroso della mia vita».

Ad aiutarlo, come sottolineato da Castagna, sicuramente c’è stata la scelta di girare il film nei luoghi della sua infanzia. Luoghi che conosceva bene e che gli hanno dato «una sensazione molto forte – ha detto – accompagnato dal vantaggio di non dover scegliere le inquadrature, perché già conoscevo il luogo e sapere cosa c’era in quella determinata stanza o in quella strada, mi faceva scegliere l’inquadratura migliore».

Ma questa sensazione è stata condivisa dagli attori? «Gli attori sono dei professionisti e all’inizio erano un po’ distaccati – ricorda – poi si sono calati in quella realtà e l’hanno fatta loro».

Il primo punto del Libro delle soluzioni sembra perfino banale: ‘Avvia un progetto’. E il motivo lo spiega il regista stesso: «E’ un metodo di esprimere la propria creatività e di farla esistere nel mondo reale e fisico. Credo che diversamente non si possa esistere».

Per Gondry, già lo scrivere i nomi dei personaggi è un atto che dà di fatto vita al progetto: un momento magico, che diventa ancora più magico quando sento pronunciare i nomi di quei personaggi dagli altri».

Gondry, parlando del processo creativo, ci racconta che si può partire da un’immagine, ma in un secondo momento questa immagine potrebbe venire accantonata poiché non utile o fuori contesto e, quindi, non servire.

Impossibile, con Gondry, non parlare di musica. Musica che ha una parte importante nel film, con una delle parti sicuramente molto divertenti, ma anche che fanno maggiormente riflettere. E musica con i videoclip a cui ha dato vita. Uno in particolare, ‘Around The World’ dei Daft Punk, che è divenuto veramente un punto di riferimento della musica Anni Novanta.

Parlando di quel video, racconta che la scelta è stata quella di far lavorare ogni gruppo di ballerini come fosse uno strumento e in quel modo è nato quel video che ha fatto storia.

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