29 Ott 2016 Conversazione con Terry Brooks: non farà camei nella serie e non tutto gli è piaciuto, ma Shannara (la saga) si avvia alla conclusione: le rivelazioni a #Luccacg16
«No, non farò mai un cameo nella serie. Non ne ho bisogno, perché ritengo che il mio apporto alla serie debba essere un altro». Forse questa affermazione, fatta da Terry Brooks in conferenza stampa, non ha soddisfatto i fans più accaniti che, magari, speravano di vedere apparire il creatore della saga di Shannara che, magari speravano che anche Brooks facesse qualcosa come ha fatto Martins per ‘The Games of Thrones’.
In realtà, Terry Brooks prende in qualche modo le distanze dalla serie, pur dicendosene coinvolto. «Non mi è piaciuto tutto nella prima stagione della serie – ha affermato – ma questo, in fondo, è normale, perché nella trasposizione televisiva, la storia deve necessariamente cambiare. Un film è sempre e comunque un film, mentre un libro è un libro. Sono due cose distinte, diverse e quindi, rispetto alla serie televisiva, il mio lavoro, fondamentalmente, è stare fuori, lasciare ampia libertà a chi deve portare sul piccolo schermo la mia storia e avere fiducia in loro».
Detto questo, per l’autore ci sono però delle scene che hanno reso molto meglio in tv che non nel corrispettivo scritto: «Nella prima stagione – ha affermato l’autore – vi sono delle scene che non esistono proprio nei libri, ma che, una volta che le ho viste filmate, mi sono reso conto che avrebbero funzionato benissimo anche in versione scritta. Faccio un esempio su tutti: la scena di Alannon nella caverna, che è veramente molto bella e significativa».
Insomma, per Terry Brooks, basilare è fidarsi delle persone con le quali si lavora, sebbene abbia messo il suo zampino anche nella scelta degli attori, ma a quanto almeno ci racconta, uno zampino molto marginale: «Non sono certamente qualificato a dire se un attore sia bravo o meno. Sono però stato consultato sull’appropriatezza del ruolo che sarebbe stato affidato a un attore e su come questo sarebbe riuscito a caratterizzare il ruolo che gli era stato affidato».
E, anticipando la domanda che, con tutta probabilità, gli è stata posta almeno altre diecimila volte: «No, i personaggi morti non torneranno in vita. Chi è morto, è morto».
Quello su cui ha le idee chiare, invece, è il ruolo che nella serie deve avere il sesso, tanto da aver scritto una sorta di promemoria per i produttori di MTV, nel quale – con il titolo ‘Cinquanta sfumature di Shannara’ – spiega in maniera scherzosa la sua posizione su questo particolare aspetto della serie. «Ritengo che, nonostante si debba accontentare l’ormone del pubblico tipico di MTV, il sesso non possa avere un ruolo preminente. Se così fosse, infatti, a mio avviso ci sarebbe un ostacolo concreto al fluire della storia e, a mio parere, questo, il fluire della storia, deve avere sempre e comunque la preminenza». La critica ad altre serie di successo, una su tutte ‘Games of Thrones’, è abbastanza evidente e per niente velata.
Tra le domande che gli sono state fatte, anche il suo metodo di lavoro e così si scopre che un autore di indubbio successo, quale appunto Terry Brooks, si alza la mattina presto e lavora fino alle 14, quando fa un break. «Prima scrivevo di notte – racconta – ma ero più giovane, avevo dei bambini piccoli e un lavoro, quindi questa era la scelta migliore. Adesso preferisco la mattina».
Altra domanda assolutamente immancabile è quella che riguarda le influenze per Shannara: «Dentro questa saga che ho iniziato a scrivere quando avevo 23 anni ci sono tutti i libri che mi hanno formato. C’è sicuramente Tolkien, c’è Dumas, ma c’è anche Faulkner. E poi c’è la politica, il modo in cui i poveri venivano trattati, manovrati dai potenti: tematiche che ho amato (e amo) molto. Ma c’è anche la mia profonda convinzione che scienza e magia sono le due facce della stessa medaglia e, anche nella magia, c’è sempre un pezzo da pagare».
Del resto, come lui stesso spiega, Shannara rispecchia una sorta di storia dove scienza e magia si alternano in maniera ciclica al governo del mondo. L’ambiente che si crea è quello che sarebbe stato se tutto fosse andato male e la scienza avesse distrutto tutto. «Sto lavorando a 4 libri che chiudano questo ciclo e, sebbene la serie tv vada a chiudere dei buchi che vi sono nella narrazione, non ho alcun interesse a scrivere dei libri che facciano altrettanto».
Per Terry Brooks, uno dei nomi mitici della letteratura fantasy, questo genere letterario rappresenta non quello che si vede nel mondo, ma quello che vi si cerca. «Si tratta di vedere il mondo in una prospettiva diversa. Il fantasy non è slegato dalla realtà, permette solamente di raccontare il mondo da una prospettiva diversa e rappresenta qualcosa che, di fatto, potrebbe essere reale, poiché incorpora elementi della realtà».
Una delle chiavi per creare una saga (ma anche un libro o una serie tv) di successo è l’aver cura di creare empatia con i personaggi e far sì che a chi segue la storia importi del personaggio.
«Attraverso la serie tv, sicuramente molte persone arrivano ai miei libri e questo è un bene. I lettori storici della saga, invece, sono molto critici nei confronti di una trasposizione televisiva o cinematografica, poiché vi cercano quello che loro avevano trovato nei libri, forse senza comprendere che i medium usati sono diversi e quindi non vi può essere una corrispondenza totale nella storia. In tutti i modi, sicuramente molti che hanno iniziato a seguire la serie, si sono poi avvicinati ai libri. Il mio piano – conclude scherzando –
», afferma ridendo.
E, di tanto in tanto, durante discorsi che forse poco c’entrano, tiene a specificare che, no, lui non voterà mai per Donald Trump.
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