31 Ott 2016 @MarinaSirtis a #Luccacg16 si racconta e invita gli altri attori del cast di #StarTrekTNG
Marina Sirtis nell’immaginario di tutti i fan di Star Trek (e non solo) è il Consigliere Deanna Troi, quindi vedersela davanti, in elegante tubino nero, con altissimi tacchi a spillo sui quali si dimostra perfettamente a proprio agio, dà una strana sensazione. Così come è strano sentirla parlare dei suoi colleghi del cast di Next Generation, chiamandoli un po’ con il nome di battesimo e un po’ con quello del personaggio interpretato nella serie. Ma ancora più sorprendente è vedere come una persona così abituata ai bagni di folla, sia gentile e disponibile con tutti. Non una cosa così scontata come si potrebbe pensare.
«Quando abbiamo iniziato la prima stagione – ricorda – non pensavamo che sarebbe durato più di un anno. Io arrivavo dall’Inghilterra dove recitavo in teatro e mi sono trovata in America, in un posto immensamente più grande e con dinamiche molto diverse». Eppure, lei di Star Trek, quando ha iniziato a lavorarci non ne sapeva niente e non aveva nemmeno mai visto un episodio della serie storica: «Gli unici fan di Star Trek erano Will Weaton, Geordie e Worf». Questo ha fatto sì che non sentissero il peso della responsabilità che avevano sulle spalle: «E’ stata una bellissima esperienza: sul set abbiamo riso per sette anni», ricorda.
Una critica – nemmeno troppo velata – arriva nei confronti dei nuovi film di JJ Abrams: «La serie classica, così come TNG, ogni settimana raccontavano una storia che contenesse un messaggio: era questo che voleva Gene Roddenberry. Dare un messaggio che fosse attinente alla realtà nella quale viviamo: è così che abbiamo parlato di droga, di razzismo, di guerra e così via. Oggi, a mio avviso, tutto questo manca. Manca il messaggio che, invece, Roddenberry voleva inserire sempre».
Deanna Troi è stato un personaggio ‘diverso’ rispetto a quello che erano le donne nelle serie tv o al cinema e ce lo spiega Marina: «Le donne forti, in genere, erano o molto brutte o stronze. Sia Troi che Gates (la dottoressa Crusher ndr) hanno rotto questo schema: erano donne brutte ma avevano tutte e due, una psicologa e una medico, un ruolo quasi protettivo nei confronti dell’equipaggio. Questo è stato il grande cambiamento che si è avuto con Troi».
Sono tutti e due della prima stagione gli episodi che Marina Sirtis dice di non sopportare nella serie TNG: si tratta di Code of Honor e di Angel One. Nel primo perché è razzista in un modo che lei stessa definisce «imbarazzante» e il secondo perché vede l’Enterprise approcciarsi a una società matriarcale, che però, sentito un solo discorso pubblico di Riker, decide di cambiare totalmente e questo, secondo l’attrice, è inconcepibile.
Per quanto riguarda la sua carriera di attrice, Marina Sirtis si vede più attrice di teatro, con una netta propensione per i classici che un’attrice di televisione o di cinema: «In Inghilterra, un’attrice è un’attrice e può fare qualsiasi tipo di lavoro, dal teatro classico, alla televisione, al cinema e perfino la pubblicità. In America, no. E’ diverso: loro hanno delle scatole dove ti racchiudono: o sei attrice di serie tv, o di cinema o di teatro. Il vero problema è che non hanno mai saputo in quale scatola inserirmi e questo è stato in fondo limitante».
Ma quanto di Troi c’è in Marina Sirtis e viceversa?
«Sono decisamente l’opposto di Troi. Il mio personaggio è paziente, supportativo, comprensivo. Io no, ho sangue greco e quindi sono tutt’altro che paziente. Sul set, la frase che si sentiva dire più spesso era: ‘Non fate arrabbiare Marina’. In effetti, penso che quando mi scelsero per fare parte del cast, abbia giocato bene per me la mia timidezza: di fronte al mondo americano, io che provenivo dall’Inghilterra mi sentivo intimidita e sono stata piuttosto silenziosa, dando magari l’impressione di avere un carattere più morbido. Invece non è così. Era solo timidezza. Forse mi avessero vista per quello che realmente sono, mi avrebbero scartata» afferma ridendo.
Infine c’è spazio anche per parlare di Lucca: «Sono trent’anni che faccio convention, ma devo ammettere che questa di Lucca è una cosa straordinaria. E’ tutta la città che vive la convention e la convention è inserita nel contesto cittadino. Questo permette anche a me di vivere e sperimentare la città ed è semplicemente fantastico. Ho inviato dei tweet ai miei colleghi, perché anche per loro sarebbe un’esperienza decisamente da fare. Penso davvero che nei prossimi anni potreste avere ospiti altri membri dell’equipaggio dell’Enterprise, perché per gli americani poter vivere così a contatto con la storia, vedere da vicino stili architettonici così antichi è qualcosa di straordinario e se questo si unisce a una convention di questa dimensione, effettivamente, credo sia anche per loro un’esperienza assolutamente da fare».
Sull’auspicio di Marina Sirtis, sognando di avere un panel di attori di Star Trek a Lucca, l’abbiamo salutata, non prima di altre foto e molti autografi.
@fedisp
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