24 Apr 2015 #Giochi da #bambine
Nelle mie letture di questo periodo sono molti i libri su infanzia.. e giochi! Nell’interessantissimo volume di Egle Becchi “I bambini nella storia”, in cui l’autrice invita a recuperare una lettura storica dell’infanzia attraverso testimonianze DEI e non SUI bambini, affronta alcuni passaggi interessanti sui giochi, che ovviamente sono l’attività elettiva dell’infanzia (solo perché dopo c’è da lavorare, per quanto mi riguarda! >^_-<).
Vi riporto un passo dal III capitolo, “Bambine”, che si intitola “Bambine che giocano a nascondino”. (E vi segnalo questo dipinto di Silvestro Lega, macchiaiolo, “Le Bambine che fanno la signore”, (1872, olio su tela, cm 60×110), che ho avuto peraltro la fortuna di poter vedere esposto a Viareggio, all’Istituto Matteucci, nel 2013).
Il passo del libro, lo riporto perché ci ho trovato una conferma a un mio pensiero sviluppato già molti anni fa sulla differenza di approccio di genere al gioco (quando, intendiamoci, non eravamo in molte a passare il tempo libero fra dadi e SF), ed in particolare al gdr.
Ora… detta così sembra di aver scoperto l’acqua calda. Ma guardatela in controluce: quanti hanno affrontato scientificamente l’argomento? Quanti invece continuano ad approcciare il gioco (e l’infanzia, anche!) come se non avesse altra possibilità di essere inquadrato se non come “IL gioco” (e “IL bambino”), senza neppure sforzarsi, non dico di declinare in favore di diversi generi (sì, penso che al mondo ve ne siano più di due), ma anche solo di dimostrare una visione d’insieme magari cercando una neutralità?
Occorre approfondire! ^_^
“Giochi con bambole e utensili domestici: questa la scena elettiva di buona parte della pagine pedagogiche, psicologiche, letterarie e dell’iconografia moderna e recentissima sulla vita della bambina. Molto meno studiato è il gioco di regole, il game, al femminile, quasi esso fosse assimilabile a quello dei maschietti o non esistesse con peculiarità segnate dalla differenza sessuale. Piaget nel 1932, nel suo Il giudizio morale nel fanciullo, descrive e analizza il gioco dell’ilêt cachant, specie di nascondino, in cui ritrova gli stessi stadi del gioco dei maschietti, ma vissuti, specie a livello meno precoce, con maggiore tolleranza, quasi le bambine fossero ‘meno incuranti della regola giuridica’. Allo psicologo elvetico il fenomeno appare interessante, ma non tale da dover essere approfondito a scapito di notazioni di scansioni evolutive più dettagliate per altri tipi di condotta morale, da studiarsi per bambini in generale, non distinti per sesso. Saranno psicologhe dei nostri giorni – soprattutto Carol Gilligan – a chiedersi se non si tratti di differenze più profonde e complesse, e se tutte e ricerche sulla crescita psichica non cadano impostate e lette in maniera differenziale.”
Via… andrà letta anche la Carol Gilligan… >^_^<
@annabenelu
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