30 Mar 2017 #latartarugarossa: un film sulla scelta di esistere
Non è un film su una tartaruga. E nemmeno sul mare. E ci voleva una coproduzione per tirare fuori un film d’animazione diverso, maturo, che avesse il coraggio di non imitare il mainstream e che parlasse con voce adulta.
Anzi: senza voce.
E’ “La Tartaruga rossa” (Francia, Belgio, 2016 durata 80 min).
Non ci sono parole in questo commovente (“malinconico”, precisa il mio amico Il maestro delle balene) disegno animato. E finalmente offre un tratto profondo, ricco, dove i colori tornano ad interpretare il loro ruolo simbolico (e non solo di festa dei sensi).
La storia è ridotta al minimo narrativo (#nospoiler), ma non per questo è povera: anzi.
Nessun doppiaggio a sciupare la pellicola con vezzi di traduzione di dubbio senso oltre che gusto (Ghibli Italia degli ultimi anni), poiché nel film non ci sono parole ma solo musica e suoni.
Avrei tolto qualche scena coi granchietti (su questo concordo, Marco). Ma tant’è.
M’è piaciuto, e tanto. Mi ha ricordato certi sogni, il senso delle storie e la capacità propria delle belle storie di parlare chiaramente e di andare in profondità.
Il rigore narrativo è la sua forza (del regista Michaël Dudok de Wit guardatevi anche Father and Doughter)
Non è un film su una tartaruga. E nemmeno sul mare – scrivevo all’inizio -.
E’ un film sulla scelta, meglio ancora sulla libertà, di esistere.
E su di noi naufraghi su questo piano esistenziale.
E sul mondo.
Il quale, con la realtà, risponde alle nostre esigenze più profonde.
Anche se non le vogliamo o sappiamo leggere.
@annabenelu
PS: grazie a chi mi ha portato a vederlo!
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