28 Mar 2018 Scrivere fantastico: 101 idee in un’ora. Come si fa a farsele venire? Workshop con Timothy Zahn (autore Star Wars) – report
101 Ideas in One Hour.
Ovvero: 101 idee in un’ora.
Possibile? Sì, con Timothy Zahn, tra i principali scrittori americani della saga di “Star Wars”, noto per la “Thrawn Trilogy”, una trilogia di romanzi ambientati cinque anni dopo la fine de “Il ritorno dello Jedi” e incentrati sul carismatico Ammiraglio Thrawn.
L’ho sperimentato direttamente a Lucca Comics & Games 2017, durante il workshop di Zahn dedicato alla creazione di una storia, iniziando proprio dal come farsi venire qualche buona idea!
Nel corso del seminario, una quindicina di persone hanno creato insieme all’autore dei romanzi sull’Ammiraglio Thrawn e di diverse serie fantasy (come “Dragonback”, “Cobra” e “Conquerors’ Trilogy”) una storia e i suoi possibili sviluppi, dimostrando come il lavoro di tessitura della narrazione possa essere stimolato attraverso le giuste domande ma soprattutto dal contributo di diversi punti di vista, che possono cogliere i tanti sviluppi possibili.
Lo stesso Zahn ha raccontato infatti che, specie per le prime volte in cui si struttura una storia, può essere molto utile una chiacchierata con un gruppo di amici (la propria compagnia di gioco???), poiché questi assumono naturalmente un punto di vista diverso dall’autore sulle vicende. Col tempo si prende la mano… e le domande interessanti impariamo anche a farcele da soli.
E come siamo partiti? Ma dal personaggio principale!
Timothy Zahn, nato a Chicago nel 1951 e che attualmente è al lavoro sulle novellizzazioni dei videogiochi “Warcraft” e “Stracraft”, ha cominciato prima di tutto con la scelta del sesso, e poi dell’età del personaggio principale della storia.
È sposato, ha studiato, che mestiere fa? I suoi genitori sono vivi? E che mestiere fanno o facevano? Ha una relazione?
Tutte queste domande sono dei bivi. Se volete un personaggio di 15 o 45 anni, si può fare. “Ma questo determinerà le prossime scelte” ha chiarito ai presenti, grazie alla traduzione di Anna Aglietti. “È importante focalizzare la storia dei genitori e della classe sociale di appartenenza, perché una storia è fatta di persone, che danno dinamismo alle vicende.”
(nella foto accanto, Timothy Zahn e l’interprete Anna Aglietti, colti in un momento del seminario; foto di Anna Benedetto, NdR)
Ha degli amici? È riservato o espansivo?
Il personaggio cresce attraverso le scelte fatte.
“Man mano che mettiamo insieme i pezzi, che poi sono le risposte a queste domande, vediamo come interagiscono fra loro. Possiamo pensare che i genitori del nostro personaggio abbiano degli obiettivi per il figlio/a in base alle proprie esperienze.”
Dopo aver scelto, per alzata di mano, un personaggio femminile di 25 anni, studentessa di Psicologia, riservata, senza fratelli né sorelle ma con i genitori ancora vivi, sono emerse le differenze su cosa significhi, oggi in Italia, studiare Psicologia, e invece cosa significhi negli Stati Uniti, dove gli sbocchi lavorativi per una simile professione sono ben diversi. Ecco quindi che emerge in modo chiaro anche il ruolo del background culturale, sia di chi scrive, sia di chi legge.
Un giorno accade qualcosa di strano…
Ogni storia che sia una storia prevede questo “un bel giorno…”
Ma come scegliere quel qualcosa? Dal momento che siamo a un workshop di narrativa fantastica, la scelta è di sviluppare la storia in questa direzione.
“È importante – precisa Zahn – limitare il potere di un personaggio. Se per esempio il potere che scelgo è la lettura delle menti, devo decidere in quale condizione si attiva”.
E poi: “Nel mondo reale ci sono diversi modi di vedere un potere: politica, ricchezza, celebrità… e ciascuno ha degli svantaggi. In politica ci può essere un’opposizione, nella ricchezza la sfiducia o qualcuno che ce l’ha con te, nella fama l’assenza di privacy. Nel fantasy, la magia corrisponde a questi poteri. Quindi quali possono essere i lati negativi dell’utilizzarla? Ad esempio: lanciare un incantesimo toglie anni di vita. Come potrebbe il personaggio risolvere questo problema? Se il costo fosse dimenticare ciò che ha fatto, potrebbe avere un aiutante o filmarsi mentre lo fa… Sono scelte importanti, che ricadono sul protagonista. Ma chi deve prendere le decisioni più importanti in una storia è il protagonista. Sam Gangee, ne Il Signore degli Anelli, in questo senso è protagonista anche più di Frodo. Il lettore deve comunque conoscere i limiti del potere, e la cosa migliore è dargli queste informazioni in piccole dosi.”
Cosa accade invece se parliamo di invenzioni ad hoc?
“In generale – spiega Zahn – quando introduci una nuova pozione o una nuova invenzione, il lettore ci legge una scelta di convenienza narrativa, che mina la credibilità, la verosimiglianza interna della storia. Anche perché una nuova invenzione comporta molti dati di fondo importanti: chi la possiede, chi l’ha inventata, chi ne ha il controllo? Se si trattasse di una nuova tecnologia, in quale fase di sviluppo e diffusione si trova? Quali strati sociali possono accedervi? Quali controindicazioni ha? E così via…”
Per iniziare a sviluppare la storia è fondamentale creare non più di 4/5 personaggi di contorno, che stanno al fianco della protagonista.
Chi sono? Che preparazione hanno? In che relazione sono con lei?
“È molto difficile trovare qualcosa di utile da far fare a ciascuno, ai fini della storia. Così, se proseguissimo con l’idea della nuova invenzione, magari in ambito energetico, potremmo incaricare i personaggi di rappresentare le varie forze e i vari punti di vista che si incontrano e scontrano sull’invenzione. Ad esempio, uno potrebbe aver lavorato all’invenzione, un altro potrebbe sostenere il punto di vista politico, un altro ancora conoscere gli impatti a livello medico. La storia potrebbe iniziare con uno scienziato che fa una scoperta, proseguire con un ingegnere che accetta di produrla ma necessita di materiali; il terzo potrebbe fornirli e con il quarto allestire il laboratorio. Abbiamo qui già due problemi morali: l’invenzione è di proprietà dell’industria o del governo? È cara o a buon mercato? Magari l’ingegnere, che lavora per il governo, ha invece altri progetti. Questa scoperta genera molto potere e di solito i governi, i capitani d’azienda e i miliardari non amano cedere il proprio potere ad altri. Nel corso della storia potremmo seguire una famiglia che non ha elettricità e affronta diversi problemi (di salute, economici ecc.), per mettere così in evidenza l’importanza dell’invenzione che, nella trama principale, è oggetto dei vari interessi. Magari la famiglia vive in un’isola, in una piccola comunità. Potrebbe essere bello se alla fine ottenesse il prototipo”.
E per concludere: il finale.
“Puoi saperlo già all’inizio, ma non tutti lavorano così: decidono mentre scrivono. È fondamentale che la scelta che porrà fine alla vicenda sia credibile e coerente. Meglio se la fa il protagonista.”
Domande, domande, domande…
Ma quella principale è: siete pronti per scrivere la vostra storia?
@annabenelu
Pubblicato su RiLL febbraio 2018
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