Chi si ricorda il pratino di Lucca? Rivive al Japan Town con una fanzine e la presentazione a firma di Renato Genovese!

Chi si ricorda il pratino di Lucca? Rivive al Japan Town con una fanzine e la presentazione a firma di Renato Genovese!

Chi si ricorda il “Pratino di Lucca Comics and Games”? Una strana istallazione, una piccola mostra al Japan Town (al polo fiere di Lucca) è dedicata ad un’attrazione della fiera ormai dimenticata: il Pratino di Lucca Comics & Games.

L’ha ideata Massimiliano Poggi (sì, quello delle sigle di Lucca Comics&Games!) per raccontare un fenomeno che affiancava (letteralmente!) la fiera negli anni 90 fino ai primi anni 2000, quando “Lucca Comics&Games” si svolgeva esclusivamente al Palasport (i fumetti) e nelle tensostrutture all’area del Palatagliate (Games e poi Cosplay e concerti) e l’affluenza di pubblico era nettamente inferiore ad oggi.

Qui foto sopra foto scattate da Anna Benedetto nel 2004, al Padiglione Games ospitato al Carducci, nell’area del campo Balilla.

“La Japan Invasion – ricorda Massimiliano Poggi – non era ancora esplosa e le case editrici non avevano ancora compreso o dato troppa fiducia a gruppi di appassionati di alcuni settori specifici, che sarebbero stati invece un potenziale pubblico su cui puntare. Erano gli anni in cui, caso più unico che raro, la domanda era superiore all’offerta ed era difficile trovare materiale o pubblicazioni in Italia dedicate al manga, alla fantascienza, al gioco”.

“È proprio per questa fame di informazioni che, tra gli appassionati, nacque una fitta rete di ricerca per riuscire a procurare ciò che nessun editore italiano forniva. È stato così, in via totalmente spontanea, che in uno spazio fino ad allora inutilizzato della fiera, un fazzoletto di prato che ornava un lato del palazzetto, alcuni pionieri dell’internet a 56k o delle allora complicate spedizioni internazionali, adagiassero i loro teli per esporre prodotti assolutamente innovativi e irreperibili in alcun modo“.

Nel Pratino, detto degli abusivi era possibile trovare serie animate provenienti dal Giappone, manuali di giochi di ruolo americani sapientemente tradotti in italiano, giocattoli usati e fumetti autoprodotti.  Tra i tanti nerd che si accampavano in quel piccolo pezzo di terra, cercando di vendere gli oggetti più strani, c’erano anche le persone più insospettabili, tra cui un giovanissimo e dinamico Francesco Niccolai, che da abusivo è oggi coordinatore del Japan Town”.

“È proprio con lui che è nata quest’anno l’idea di creare un piccolo spazio espositivo come omaggio ad un’attrazione del passato che è rimasta nel cuore di molta gente“.

Sul “nuovo Pratino 2023” sono esposti tanti oggetti e memorabilia conservati con cura da alcuni storici frequentatori come Roberto Biancucci, gli stessi Poggi e Niccolai, e dal collezionista Alessio Gagliano a cui appartiene la grande maggioranza dell’esposizione.

A fianco di queste piccole “meraviglie” del passato è possibile trovare una nuovissima fanzine, fatta a immagine e somiglianza di quelle prodotte allora ma con all’interno racconti e aneddoti riguardanti proprio il vecchio Pratino. Con la copertina realizzata da David “Bigo” Bigotti, la fanzine è stata stampata in soli 100 esemplari e contiene anche un articolo scritto dall’allora direttore generale Renato Genovese.

Lo riportiamo qui integralmente, per gli a-mici di Gattaiola.it!

Quattro Giorni di Pace, Fumetti e Giochi
di Renato Genovese, creatore di Lucca Games nel 1993, direttore organizzativo dal 1995 al 1996 e direttore generale dal 2000 al 2016
“Mi piace questo spazio free intorno al Palasport. Mi sembra che Lucca così assomigli un po’ a Woodstock”. Più o meno queste sono le parole che, in un momento imprecisato della metà degli Anni ’90, pronunciai a proposito del “Pratino di Lucca Comics”, quello che ospitava i venditori “abusivi” di fumetti, videocassette e anche dei primi giochi.  Era vero. Si trattava di un agglomerato spontaneo di appassionati che, arrivati con gli zainetti carichi, sciorinavano la loro merce sull’erba proponendo fumetti usati e che col ricavato di certo entravano nei padiglioni (avevano pagato il biglietto, infatti) per fare acquisti a loro volta presso gli stand con partita IVA.

Un allegro mercatino, un süq vivace e spensierato dove aleggiava la musica che “gli espositori” irradiavano a tutto volume dai loro Walkman o dai primi lettori CD portatili, creando un’atmosfera speciale dove tutto era più semplice, spontaneo e senza pensieri di avidità né di ossessione per le vendite. Ciò di cui, purtroppo, erano afflitti gli espositori “veri”, cioè gli operatori commerciali che avevano pagato uno stand per la vendita all’interno dei padiglioni della mostra mercato. E cominciarono le lamentele: “quelli là fuori ci fanno una concorrenza sleale”, “vendono le stesse cose che vendiamo noi che paghiamo fiori di quattrini per essere a Lucca”, ecc. ecc. Avevano ragione? Avevano torto? Ancora non so. Fatto sta che dopo aver retto qualche anno, la manifestazione – dalla quale mi ero nel frattempo dimesso – non tollerò più quella piccola Woodstock e rese impossibile la sua realizzazione.

Quando tornai, però, nel 2000 quale direttore unico di Lucca Comics & Games, non riuscii ancora a levarmi la soddisfazione di celebrare quella visione che avevo di Lucca Comics &Games. Indipendentemente dal pratino, vedevo Lucca in quei meravigliosi giorni dell’evento come un’oasi di serenità rispetto al mondo esterno. Così finalmente, nel 2010, commissionai a Massimiliano Frezzato un poster che era il manifesto di come consideravo il nostro Festival, la nostra Woodstock dell’immagine: un forte richiamo a un ideale mondo pacifista (quello del beat più ingenuo e utopista dei primi Anni Sessanta) attraverso lo slogan “Quattro giorni di Pace di Fumetti e di Giochi”, ribadito nel sottotitolo “Tutta un’altra Musica”, sia per rafforzare il primo concetto, ma anche per sottolineare che Lucca Comics & Games è diversa dalle manifestazioni consimili, è avanti anni luce, non “suona” come le altre. La capitale indiscussa del Fumetto e del Gioco, dove la libertà espressiva, la creatività senza limiti, l’arte e la cultura sono di casa!

E dal 2000 era venuta anche la musica, perché – diciamocelo fra noi – se pensi che ci voglia un palco (magari da usare anche per i cosplayers) e hai la fortuna di essere il direttore, il risultato non può essere che questo: puoi farlo!

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