A Lucca Comics & Games Leo Ortolani presenta i ‘suoi’ tarocchi

A Lucca Comics & Games Leo Ortolani presenta i ‘suoi’ tarocchi

«Tutti i disegnatori, prima o poi, arrivano a fare la loro versione dei tarocchi e anch’io sapevo che, prima o poi, ci sarei arrivato». E’ così che Leo Ortolani, a Lucca Comics & Games, durante un incontro, introduce (l’enorme) cofanetto che contiene i ‘suoi’ tarocchi e il libro di spiegazioni: «Il cofanetto ha una chiusura magnetica che piace moltissimo a Tito (Faraci ndr) – prosegue – e ci sono le spiegazioni. Certo, sono fatte da un geologo, quindi non vi aspettate grandi rivelazioni». Però assicura di aver studiato a lungo la simbologia dei tarocchi, rifacendosi principalmente a quelli ‘Visconti Sforza’. Il che, per i profani almeno, non vuole dire molto, ma dal tono con cui pronuncia la frase, deve essere una cosa di una certa rilevanza.

I tarocchi di Leo Ortolani, dunque, ricalcano la tradizione e la simbologia delle carte tradizionalmente usate da secoli e si avvalgono – come era già accaduto per ‘Musa’ lo scorso anno – dei colori di Sarah D’Imporzano.
«Abbiamo lavorato a questo progetto – ricorda Ortolani – un 8-9 mesi, tenendoci costantemente in contatto».

«Con questo lavoro – gli fa eco la D’Imporzano – ho imparato a essere meno perfezionista e non è successo come per ‘Musa’ quando ho rifatto la copertina 3 volte». Apprendiamo che i colori per i tarocchi sono molto importanti e, infatti, Sarah ha dedicato grande attenzione alla scelta dei colori, sempre cercando una certa ‘sobrietà emozionale nelle immagini’ e i colori scelti fanno sempre riferimento alla versione ‘Visconti Sforza’, ma ha comunque studiato anche altre versioni, per acquisire una conoscenza più completa della materia.

«Non ci sono solo gli arcani maggiori – precisa Ortolani – ci sono anche i minori. I maggiori sono ricchi di simboli esoterici e ho studiato per renderli al meglio, prendendo come punto di riferimento i Marsigliesi che sono i più classici in questo senso. I minori marsigliesi, invece, erano un po’ troppo schematici per i miei gusti e, quindi, li ho fatti un po’ diversi».

E mostra come ha ‘reinterpretato’ gli arcani minori, che poi – sempre per i profani – sarebbero le carte ‘normali’, quelle con cui si gioca a briscola, per capire, con in più l’8, il 9 e il 10. Ma proprio gli arcani minori sono quelli che hanno richiesto maggiore lavoro, perché non sempre la reinterpretazione è stata così facile e diretta, come nel caso delle coppe, delle quali però è profondamente soddisfatto.

Ma la vera sorpresa è una signora che condivide il palco con Ortolani e D’Imporzano: una signora con mantello nero e cappuccio bordato di viola, a un tavolino poco distante, dall’aria misteriosa che viene alla fine presentata: è la cartomante. O meglio, la ‘tarologa’, come si dice oggi. E’ lei che, interpellata, spiega che ci vogliono anni di esperienza e che le carte rappresentano quello che uno sta vivendo e, tenendo la mente aperta, riescono spesso a dare suggerimenti utili per il futuro. Ma sono solo suggerimenti, secondo la ‘tarologa’.

A precisa domanda, Ortolani dice di essersi fatto leggere le carte e che, tutto sommato, non era andata male, mentre Sarah D’Imporzano si mostra più cauta in materia: «Ho studiato molto, ma non sono in grado di leggerle, anche se mi piacerebbe molto e nemmeno me le sono fatte leggere. Magari lo farò, prima o poi».

E, quindi, passano la parola alla cartomante che si presta a leggere le carte al pubblico che, a dire il vero, non si tira indietro dal voler sapere qualcosa sul futuro. Le risposte, in realtà, sono molto vaghe e buone un po’ per tutte le situazioni. Generiche che più generiche non si può, più che svelare il futuro, inanellano una serie di banalità che andrebbero bene un po’ a tutti e a tutte le situazioni. Ma tant’è.

Tra le persone che si fanno leggere le carte c’è Michela Giraud e, anche per lei, una risposta molto generica che si adatta un po’ a tutto, mentre la ragazza che vuole sapere se si riunirà con il fidanzato adesso lontano (chissà dove; chissà perché), la risposta è alquanto vaga: sicuramente si riuniranno, ma non si sa quando, né è possibile sapere se sarà lei ad andare da lui o lui da lei. Insomma, non si sa niente.

La parola, poi, torna a Ortolani che, rispondendo a una domanda del pubblico, racconta come sia diversa l’illustrazione dal fumetto: «E’ decisamente meno impegnativo fare un fumetto – dice – anche perché qua devi fare un’immagine che deve essere perfetta. Non c’è la storia a sostenere la vignetta, c’è l’immagine e quella deve parlare. Ad esempio, l’Eremita non mi soddisfaceva proprio ed è finita che l’ho rifatto 3 volte prima di arrivare all’immagine definitiva».

Immancabile la chiusura con uno sguardo verso il futuro. No, non dato dall’approssimativa cartomante, ma rispondendo alla domanda se ci si possa aspettare un’altra prova di illustrazione e Ortolani non ha certamente detto di no. Non si è voluto sbottonare su cosa sarà, ma, dalla domanda fatta all’interlocutore, ci sono ottime possibilità che possa essere qualcosa sullo zodiaco.
Chissà. Magari ci abbiamo indovinato anche senza consultare i tarocchi.

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