03 Dic 2019 Ernesto Anderle/Roby il Pettirosso, si racconta tra libri pubblicati, progetti futuri e passeggiate nel bosco
«Mi piace camminare per i boschi nel mio tempo libero». Risponde così, Ernesto Anderle, meglio conosciuto come Roby il Pettirosso, alla domanda su come gli piaccia impegnare il tempo nel quale non lavora. E non si stenta a credergli, anche solo guardando le sue opere, che, generalmente si ispirano alle parole e, guardando oltre il mero significato, ne danno una lettura che va diritto al cuore del significato più profondo di quelle parole.
A Lucca Comics and Games 2019 ha presentato due volumi, quello uscito la scorsa primavera ‘Vincent Van Love’ e quello appena uscito, ‘Ridammi la mano’ su Fabrizio De André, ambedue pubblicati da Beccogiallo. Ed è proprio in una pausa tra un incontro e l’altro, nell’ultimo giorno di manifestazione, che lo abbiamo incontrato e ci abbiamo fatto una chiacchierata.
Come mai hai scelto di firmare con il nom de plume Roby il Pettirosso?
«Inizialmente ho pensato che Robin in inglese significa ‘pettirosso’ e, abbreviando, ho chiamato questo personaggio Roby il Pettirosso. La sua pagina Facebook ha subito riscosso apprezzamento. Devo ammettere che in fondo, mi piace stare dietro a Robin, mi dà un senso di libertà che diversamente non sentirei».
Come nasce l’idea di un libro su Fabrizio De André, artista sul quale vi sono già varie graphic novel e in cosa differisce il tuo rispetto agli altri?
«Avevo illustrato delle canzoni di De André sulla pagina Fb di Roby il Pettirosso e alla casa editrice BeccoGiallo sono piaciute molto, tanto da propormi di metterle insieme e, aggiungendoci qualche inedito, e realizzare ‘Ridammi la mano’. E’ comunque un libro che era nell’aria da tempo, perché speravo fortemente di realizzarlo. Per quanto riguarda le altre pubblicazioni, ritengo che ognuno abbia una sua visione e una sua interpretazione e, quindi, non ci sono mai sovrapposizioni. Quello che so è che la mia non ha molto in comune con quello che ho visto finora. In realtà, ‘Ridammi la mano’ non è nemmeno una graphic novel, ma è un misto: c’è un po’ di fumetto e un po’ di illustrazione».
Non hai dato esclusivamente una ‘lettura visiva’ a canzoni intere, ma anche alle frasi: quest’ultime come le hai scelte?
«Sono quelle che mi piacciono di più o quelle che mi hanno colpito maggiormente quando ascoltavo le canzoni e, quindi, sono diventate pagine del libro».
…E poi c’è il libro su Vincent Van Gogh, anche in questo caso, una ‘lettura’ particolare dell’artista: come nasce questo lavoro?
«Nasce da una passione: ho letto le lettere al fratello Theo e mi sono appassionato all’uomo. Ho iniziato a illustrarle e, alla fine, il tutto si è trasformato in una pubblicazione, ‘Vincent Van Love’, appunto».
Ma a te piace Van Gogh? Nell’incontro di presentazione dei libri della tua casa editrice, hai detto che ti piaceva relativamente…
«Pittoricamente lo trovo bravissimo anche se ammetto che, quando andavo a scuola, non rientrava proprio nei miei gusti. Gli preferivo, ad esempio, un Caravaggio. Adesso no, posso dire di apprezzarne tutte le sfumature, ma, detto questo, mi interessa di più l’uomo, la persona e su questa lavoro».
La domanda, a questo punto, è d’obbligo: qual è la corrente pittorica che preferisci?
«Forse l’Impressionismo, ma mi piacciono molto anche i quadri del Seicento: amo Rembrandt, adoro Caravaggio e la sua luce».
Tu sei stato protagonista di un qualcosa di assolutamente particolare, come illustrare sul palco i brani durante un concerto e parlo di alcune date del ‘Tenebra è la notte tour’ di Murubutu: com’è stata questa esperienza?
«Per me è stato molto utile, perché mi ha insegnato a non aver paura del pubblico. Mi ha anche insegnato a stare in mezzo a tante persone, mentre, ad essere sincero, non mi allettava più di tanto essere su un palco. Alla fine, però, è stato piacevole. Poi, Murubutu è una persona squisita, di compagnia molto piacevole e che arricchisce molto».
In un’intervista a Murubutu ho letto che state lavorando a una graphic novel sulle sue canzoni: ci puoi dire qualcosa in merito?
«Ti posso dire che dovrebbe uscire a metà febbraio e che, di fatto, chiude la trilogia. Avrà il tono degli altri due libri e, quindi, non sarà una graphic novel classica. Sarà incentrata sulle frasi delle canzoni, ma, al tempo stesso, ci saranno anche frasi sue che non hanno niente a che vedere con i pezzi. Per ora però non si può dire altro».
Altri progetti in cantiere?
«Sto lavorando a una graphic novel di stampo più tradizionale, con una storia che si sviluppa dall’inizio alla fine, senza illustrazioni, senza citazioni. Un lavoro più classico, insomma».
Ci provo: la trama? Qualche indizio?
[ride] «No, davvero non posso, per ora è top secret».
Ringraziandolo per aver trovato il tempo per una chiacchierata davanti a un caffè, in giornate che definire ‘concitate’ è ancora eufemistico, ci lasciamo e Roby il Pettirosso torna a volare libero sull’arte, facendocela vedere con i suoi occhi che, ogni volta, riescono a dare risalto a ‘quel particolare’ che, diversamente, forse, sarebbe sfuggito.
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