La più bella notte della mia vita

La più bella notte della mia vita

“La più bella notte della mia vita”. Chi non ne ha una in mente? E se non se la ricorda, lo farà sicuramente davanti a Blankets di Craig Thompson, che si tratti del graphic novel o dello spettacolo teatrale, come è successo qui a Gattaiola.it.

Un breve recap. “Un’opera come Blankets merita senz’altro un posto nella biblioteca ideale dei 300 libri essenziali”, scrive Lo Spazio Bianco, uno dei portali di riferimento per il fumetto in Italia. E ricorda che il romanzo a fumetti di ben 600 pagine, piene di silenzi densissimi, è stato selezionato dalla rivista Times come uno dei migliori graphic novel dal 1923 al 2005,  che ha vinto numerosi premi tra i quali l’Eisner Award e l’Ignaz Award, e che, tradotto in 13 lingue, l’idea iniziale di Thompson (che alla realizzazione di Blankets dedicò circa tre anni e mezzo della sua vita) era quella di raccontare come ci si sente a dormire per la prima volta vicino a qualcuno”.

Blankets letteralmente vuol dire “Coperte”.
Oltre a tutti i sensi con i quali si può intendere ed usare questa parola rispetto alla dimensione psicologica ed emotiva, e questo oggetto di uso quotidiano, è nel letto sta uno dei fulcri narrativi e scenici della vicenda. Sì perché condividere uno spazio così intimo con le persone amate, lo rende centrale tanto quando essere il luogo in cui si sognano mondi dove fuggire dal dolore terreno per poi magari trasformarli in disegni… e fumetti.

Thompson avrebbe dovuto essere presente ieri sera al teatro del Giglio, per celebrare i 20 anni del suo meraviglioso fumetto con il debutto dell’adattamento teatrale voluto da Lucca Comics & Games per il Graphic Novel Theatre, progetto ideato nel 2017 da Emanuele Vietina e curato da Cristina Poccardi, che in questi anni ha selezionato e prodotto le trasposizioni teatrali di grandi opere a fumetti italiane.

L’adattamento è stato affidato a Francesco Niccolini, già protagonista a Lucca dei graphic novel theatre Lucrezia Forever! L’Oreste, che ne ha curato la regia insieme a Cataldo Russo. Il debutto, mercoledì 1 novembre al Teatro del Giglio, ha visto in scena Valentina Bartolo, Davide Paciolla, Manuel Ricci e le voci di Cristina Poccardi e Michele Lisi. Nel foyer c’è una mostra a cura di Cristina Poccardi e Francesco Niccolini.

Però Thompson ha avuto problemi familiari ed ha affidato ad una cartolina distribuita al pubblico e ad un video saluto (qui sotto) il suo messaggio di affetto per Lucca, dove con Rizzoli Lizard (che festeggia i suoi primi 30 anni di attività) ha presentato proprio Blankets vent’anni fa. “L’entusiasmo del pubblico fu travolgente – ricorda Thompson nell’introduzione alla nuova edizione italiana – nacquero anche delle amicizie che durano tuttora”.


Due parole sullo spettacolo.
Rendere la complessità narrativa dell’opera fumettistica in un adattamento teatrale era estraneo alle nostre aspettative, ben sapendo infatti che quando si traspone un’opera da un mezzo espressivo a un altro, si realizza un’altra opera.

E l’adattamento teatrale, secondo noi, ha funzionato benissimo, commuovendo più di uno spettatore.
La resa dei fumetti sullo sfondo (affidati a uno studio brillante come Imaginarium Studio!) è ottima ed efficace, e ti ricorda sempre che quella storia lì è frutto del disegno (quindi della proiezione) dell’autore, che è in qualche modo essa stessa un sogno, come quando da piccolo lui disegnava i suoi sogni per evadere dalla realtà.

Al tempo stesso è una storia grave, pesante e densa di avvenimenti dolorosi, principalmente sul tema della separazione, che insieme al letto è l’altro luogo narrativo principale della vicenda.

Separazione da persone amate, ovvio.
Tutto questo dolore, nel graphic novel trova molto spazio narrativo, anche grazie alla presenza di una coralità di personaggi e delle molteplici relazioni che si instaurano. Nell’opera teatrale, questi aspetti sono semplificati, e forse il ruolo della religione presentato in modo più leggero, anche in modo critico se vogliamo, cioè addotto ad una modalità di vivere la dimensione religiosa presunta come peculiare della comunità cattolica dalla quale viene il protagonista (l’autore?). Come se la regia volesse prendere le distanze da questa dimensione, che nel graphic novel è molto approfondita, ancorché ricca di elementi messi sotto la lente di ingrandimento delle riflessioni dell’autore (e del protagonista).

Però la sofferenza, quella si percepisce tutta. La sofferenza di Raina, la coprotagonista dell’opera, che Valentina Bartolo ha saputo esprimere soprattutto attraverso il linguaggio corporeo, le posizioni ripiegate, rannicchiate, rigide, “malate”, sofferenti, dicevano tutte le parole che non si sono sentite, e hanno dato profondità di lettura tanto quanto la voce principale, che era quella del protagonista.

E se questi due personaggi hanno avuto la fortuna di vivere insieme la più bella notte della loro vita, di toccare per un momento una felicità che è assenza di dolore (si sprecherebbero i rimandi letterari), leggere o assistere a questa vicenda di sicuro ci regalerà qualcosa a cui pensare, o da sognare!

PS: Blankets, l’opera teatrale, è una produzione Lucca Crea e Teatro del Giglio di Lucca, in collaborazione con Rizzoli – Lizard  e con la preziosa collaborazione di Associazione Down Lucca Aps; musiche di Mirko Fabbreschi.

PS2: A chi ho prestato la mia copia di Blankets uscita con Repubblica molti anni fa?
Se stai leggendo questo pezzo, me la puoi restituire? >^_^<

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